
TRAMA
Nella Berlino ferita dal Muro un affarista-arrivista, in forze alla celebre industria della bevanda che ha dato i colori a Babbo Natale, deve travestire da rampante capitalista l’idealista comunista di cui è innamorata la figlia del capo. Ci riuscirà, a suo scorno.
RECENSIONI
Due fra i temi canonici della commedia, il mascheramento e il triangolo amoroso, vengono dispiegati al ritmo di un inesausto galop e con spirito caustico racconta non soltanto l'intreccio fra i due elementi, ma anche l'ambiguità che esso rivela. Business is Business. Identità, ideali e ideologie sono oggetti malleabili in nome del successo; d'altronde, sembra che essi non attendano altro che di lasciarsi manipolare, e le persone che orgogliosamente ne menavano vanto se ne separano con una certa voluttà. L'ambizione funge da levatrice a un parto sogghignante: la pedina si innalza ad eroe, la finzione è più vera del vero, il demiurgo cade vittima del proprio disegno, la donna vanesia si bea dell'illusione romantica dietro cui cova, maligna, l'alleanza fra eros e avidità. La critica militante d'allora tacciò il film di qualunquismo, gli stilisti ne denunciarono la scarsa sottigliezza. Oggi, se può apparire datata la polemica politica e annacquata la caricatura, balza in rilievo un'acredine autenticamente morale che non conosce santuari: il riso di Wilder lacera la nostra falsa coscienza, e seppellisce con essa le nostre speranze, alibi altisonanti d'una commedia umana altrimenti votata allo squallore e al cinismo.
