TRAMA
Clarence sposa la squillo Alabama e regola i conti con il suo pappone, uccidendolo. Per sbaglio porta via a quest’ultimo una valigia piena di coca, appartenente alla Mafia.
RECENSIONI
Tony Scott, avuta carta bianca sulla sceneggiatura di Quentin Tarantino, gli rende merito tradendolo: cambia il finale troppo duro mantenendo il racconto su toni romantico-surreali, in una dimensione dove possono affrontarsi cavalieri, belle dame, draghi e angeli custodi lynchiani. Ripulisce il testo di macchie trash e gore, trasporta in un universo meno snervante e legato al reale dall'evidenza del sangue, paradossalmente più vicino a John Woo (violenza come coreografia, tragedie talmente esasperate da denunciare la loro ludica efferatezza) di quanto non lo sia mai stato l'autore di Pulp Fiction, suo grande fan. Riorganizza cronologicamente la tipica struttura a flashback di Tarantino, perdendo l'aspirazione straniante-godardiana, acquistando aderenza e impatto emotivo. È così che risaltano come additivi-superlativi tutti da godere la cinefilia e l'autobiografismo dello sceneggiatore: Scott è stato in grado di distillare il meglio di questo fenomeno critico degli anni novanta, sgomberando il campo da equivoci che lo hanno sopravvalutato per poi denigrarlo. Lo restituisce per quello che è, geniale re-inventore di film di genere che approda all'autorale per autoironia e creatività destrutturante, senza farlo passare troppo per un autore che gioca con i generi. La galleria di personaggi è splendida e rappresenta un universo che sguazza e affoga nella cultura di massa. Tarantino, sotto il nume tutelare di Elvis The Pelvis, rimarca il suo amore per i film d'arti marziali e i fumetti, il porno e le telenovele, le montagne russe e gli hamburger, i dialoghi sboccati e i caratteri estremi, la violenza e i tatuaggi. L'odio lo riserva ai film da Oscar. Sequenze da antologia: Dennis Hopper che dà del negro al siciliano di Christopher Walken e la paradossale carneficina finale. Personaggi indimenticabili: l'Oldman-rasta e la Arquette-bomba sexy che spara sull'occhio voyeur come fece Melanie Griffith in Qualcosa di Travolgente, film che, come Taxi Driver, è uno dei punti di riferimento dell'intera pellicola. Azzeccatissima la musica per xilofono di Hans Zimmer, che riveste la ferocia di buffoneria e accompagna degnamente i trabocchetti sorprendenti del plot.