TRAMA
Stefania si unisce a una missione umanitaria in Iraq, con l’obiettivo di curare bambini con malformazioni come il labbro leporino. Il viaggio della donna ha in realtà un altro obiettivo, quello di conoscere i luoghi in cui il marito Roberto, militare in Iraq, ha perso la vita a seguito di un attentato suicida.
RECENSIONI
È una storia da dimenticare,
è una storia da non raccontare,
è una storia un po' complicata,
è una storia sbagliata.
[...]
Storia diversa per gente normale,
storia comune per gente speciale,
cos'altro vi serve da queste vite,
ora che il cielo al centro le ha colpite,
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
Ci vuole un certo grado di masochismo per intitolare un film Una storia sbagliata. Non migliora certo la situazione quell'ambiguità fra populismo e presunzione che collega il titolo all'omonima canzone di Fabrizio De André, dedicata a Pasolini e di cui idealmente vorrebbe mutuare l'impegno civile e la forza politica. Di equivoci come questo ce ne sono altri nel film di Gianluca Maria Tavarelli, al suo ritorno sul grande schermo a nove anni da Non prendere impegni stasera (2006) e dopo una manciata di film per la tv (Montessori: una vita per i bambini, Aldo Moro - Il presidente) e mini-serie televisive (Le cose che restano, Il giovane Montalbano). L'equivoco principale è proprio il mezzo attraverso cui la storia viene fruita - il cinema - laddove per stile di scrittura e effetti narrativi il film pare sempre più adatto al piccolo schermo. Il peccato originale del film di Tavarelli sta tutto qui: la confezione dignitosa non lo fa odiare, ma i limiti espressivi sono evidenti: scorre relativamente piacevole, ma ti porta sempre a pensare che in tv, una sera a caso su una rete a piacimento, ci sarebbe stato molto meglio. Con un'alternanza un po' meccanica che giustappone continuamente passato e presente, il film si sorregge su una scrittura tutta di superficie. L'orrore della guerra con annessi e connessi, dallo stress post-traumatico dei soldati all'angoscia di chi li aspetta a casa; l'indagine sulle difficoltà della popolazione irachena e l'impegno quotidiano delle equipe umanitarie; lo scontro culturale - una serie di temi importanti e complessi che vengono allineati senza nessun tipo di approfondimento, lasciati scorrere veloci fra qualche banalità e alcuni passaggi improbabili. Incongruo e inutilmente ambizioso è il parallelo fra la guerra combattuta al fronte e il polo petrolchimico che, al paese natale, distrugge anch'esso sogni e vite umane - un altro esempio di 'accumulo narrativo' che non porta da nessuna parte. Fra Sicilia e Medio Oriente, Isabella Ragonese piuttosto spaesata e Francesco Scianna apprezzabilmente inteso.
