Commedia

UNA NOTTE DA LEONI 2

Titolo OriginaleHangover: part 2
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2011
Genere
Durata102'
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Phil, Stu, Alan e Doug partono per la Thailandia in occasione del matrimonio di Stu. Dopo un brindisi per l’addio al celibato futuro sposo, nulla sarà più come prima.

RECENSIONI

Se fino al film precedente la carriera di Todd Phillips poteva essere interpretata attraverso la trasgressione vista in chiave nostalgica, un comodo ritorno al passato per dei loser over trenta, con l'inserimento di Una notte da leoni 2 all'interno del mosaico autoriale, l'opera (e la poetica) dell'autore di Old School può essere intercettata da un nuovo punto di vista.
Gli ultimi tre film Hangover, Due Date, Hangover: part II) possono essere analizzati come una trilogia, un trittico formalmente molto compatto (la ridefinizione dei generi di riferimento lavora sempre in un'ottica di aggiornamento del canone, attraverso variazioni e riprese di situazioni narrative tipiche), tematicamente coeso e coerente, ma soprattutto amalgamato dalla presenza costante dell'attore Zach Galifianakis.
Cantante, conduttore di talk show, one man show televisivo e interprete debordante di comicità, l'attore di origini greche subisce nel corso dei tre film un processo sistematico di riscrittura e sovrascrittura del suo personaggio. In Una notte da leoni viene presentato come l'ospite sfigato, il parente acquisito (interpreta il fratello della futura moglie di uno dei protagonisti) che si fa strada, gag dopo gag, all'interno del gruppo e della memoria degli spettatori, ma sempre e comunque con la distanza di un fenomeno da baraccone. In Parto col folle si assiste sia alla sua ascesa fino allo scranno di protagonista indiscusso del film, sia alla riabilitazione del personaggio che, da semplice generatore di risate, subisce una consistente stratificazione, acquistando umanità e spessore. In Una notte da leoni 2, infine, la sua presentazione è a tutti gli effetti divistica: un po' come avveniva nei film del cinema hollywoodiano classico (vedi l'entrata in scena di Bogart in Casablanca), nei primi minuti del film tutti parlano di lui, facendo riferimento al suo passato, al suo carattere, alle sue abitudini, con la consapevolezza che il pubblico non solo afferri al volo ogni rimando, ma soprattutto incrementi progressivamente la propria attesa per l'entrata in scena dell'eroe più desiderato.

Il lavoro di sovrascrittura operato attorno al personaggio interpretato da Galifianakis nei tre film, vede dunque l'apice della propria stratificazione proprio in Una notte da leoni 2, in cui il discorso sulla follia si concentra nella rappresentazione dell'alienazione di Alan, che assurge a pars pro toto dello spaesamento nichilista del nerd contemporaneo, virato naturalmente attraverso i toni più classici dell'umorismo demenziale. Tramite il legame del personaggio con la cultura popolare, dal fumetto al serial televisivo, dalla cultura del fast food a quella gossip da tabloid, viene messa in scena l'umanizzazione di un uomo ridicolo in un processo che mira ad un'impensabile identificazione spettatoriale verso un personaggio che alla follia abbina la tendenza al colpo di mano, alla trasgressione catartica, alla presa di posizione genialmente risolutiva che lo fa emergere dal magma conformista della contemporaneità.
Al di là delle questioni puramente narrative e formali, uno dei punti di maggiore interesse dell'opera è la collocazione che acquista all'interno di quel panorama che oggi definiremmo, in modo un po' generico e riassuntivo, seriale. Una notte da leoni 2 possiede, fin dal titolo, caratteristiche intertestuali, prende forma e si sviluppa con la consapevolezza di avere un referente, oggetto cinematografico con il quale instaura un rapporto intensamente dialogico. Ufficialmente si tratta di un sequel, ma l'appartenenza a questa definizione si fa approssimativa dal momento in cui il rapporto con quello che dovrebbe essere il suo prequel, appare più che di successione di somiglianza, di calco nei confronti di un modello. Siamo di fronte ad un oggetto che rientra sia nella categoria del sequel, sia in quella del remake.

L'ultimo film di Todd Phillips si distingue per un cospicuo dialogismo intertestuale, che insiste sia sulla discendenza dal suo predecessore a livello diegetico (nel film ci sono innumerevoli riferimenti ai trascorsi degli eroi nella precedente avventura), sia sulla variatio rispetto ad un modello del quale, in ogni caso, segue per filo e per segno la traccia. Non soltanto riprende esattamente la struttura del film precedente, ma ne ripete anche tutte le situazioni narrative, come farebbe a tutti gli effetti un remake fedele, operando una serie di variazioni sul tema (prima tra tutte il luogo di perdizione: da Las Vegas a Bangkok) che le rendono al contempo familiari e sorprendenti. Approccio dialogico che, come spesso capita nei film a carattere demenziale, si lega non solo ad uno specifico oggetto relazionale, ma al cinema tout court: diviene luogo di satira e ridefinizione tutto quel filone appartenente al wedding movie che va da Altman (Un matrimonio), a Cassavetes (Mariti), a Demme (Rachel sta per sposarsi), dei quali Una notte da leoni 2 riscrive, attraverso l'uso della citazione (mai troppo ostentata), più di una sequenza.