Commedia, Recensione

UNA NOTTE CON LA REGINA

Titolo OriginaleA Royal Night Out
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione2015
Genere
Durata97'
Montaggio
Scenografia

TRAMA

E’ l’8 maggio del 1945 e Londra è in festa per la notizia della vittoria della guerra. Anche le giovani figlie del re vogliono festeggiare evadendo dall’angusto tran tran della vita al palazzo reale. Con non poca fatica ottengono il permesso di partecipare ad un ballo, scortate da due inaffidabili guardie reali.

RECENSIONI

La regina Elisabetta d'Inghilterra frequenta ormai il cinema con una certa assiduità. Bambina, ne Il discorso del re, matura, protagonista assoluta in The Queen, persino in versione animata accanto ai Minions (dopo i Simpson), oltre alle fugaci apparizioni scherzose (2012, Austin Powers). In questo caso lo spunto è un episodio realmente accaduto alla fine della guerra, ampiamente romanzato per necessità narrative. Qui la futura regina è giovane, inedita, e la storia ruota intorno a lei, quando Elisabeth era ancora Lizzy. Il motore che dà avvio alla vicenda, destinata a divenire rocambolesca, è però sua sorella Margaret, che per tutto il film manifesta meno riflessività e più impeto. Se non sapessimo come poi sono andate le cose potremmo aspettarci la classica pellicola su principi e principesse reali, dove i vincoli del sangue blu rappresentano il più grande ostacolo alla felicità ed i toni sono prevalentemente favolistici. Non in questo caso. Questa è più una commedia anni Quaranta, ed i rimpianti non diventano mai struggimenti romantici. Si tratta di una notte speciale, e questo è chiaro a tutti fin da subito. Elisabeth ricorda come lei e sua sorella siano state recluse come suore per 6 anni, ma ripete anche, con insofferenza e al tempo stesso rassegnazione, le parole della madre: "Le nostre vite non sono interamente nostre". Una volta uscite e sfuggite allo sguardo di una scorta distratta e pasticciona, per le strade di Londra si muovono due principesse ma soprattutto due ragazze, che come tutte le loro coetanee vogliono trascorrere alcune ore in libertà, mescolarsi ala folla, emanciparsi sia pur temporaneamente dal controllo genitoriale, vedere e fare qualcosa di nuovo, ballare. Il film ci mostra le figlie del re nelle circostanze più improbabili: in locali equivoci e in mezzo alle risse, tra prostitute, delinquenti, disertori. Drogate, esposte a tentativi di aggressione e seduzione, a racconti di guerra e morte. Non poco, per chi "non si era mai fatta neanche una tazza di tè da sola". Si racconta dunque una sola, straordinaria nottata, destinata ad essere unica. Una notte in incognito, come la protagonista sottolinea a più riprese, che realizza il desiderio di essere per una volta altro dal proprio ruolo. Altrimenti non si sarebbe mai sentita "ordinary". Eppure la ragazza resta, in ogni circostanza, pienamente se stessa, solo più libera.

Elisabeth deve costantemente "incarnare l'essenza della regalità", e nonostante le piccole trasgressioni formali - solo formali - alle regole, non si può negare che lo faccia. Quasi impassibile di fronte a tutto quel che succede, si dimostra decisa e volitiva, consapevole ed equilibrata. Senza la leggerezza della sorella, senza colpi di testa. La principessa deve comprendere cosa gli inglesi pensino davvero del re e del suo discorso alla nazione e vedere direttamente le loro reazioni le insegna qualcosa sul compito che la attende.
La sorella, al contrario, dopo mille sballottamenti ed imprudenze, finisce ubriaca in una carrozza. Priva fin dall'inizio dell'aplomb della futura regina, Margaret incarna il personaggio più buffo. Il breve snodo drammatico di un film giocoso e divertente arriva con la delusione del giovane aviatore, che si sente ingannato dalla principessa camuffata da ragazza qualunque. Costretta a non rivelare la sua identità neppure al ragazzo che la aiuta, Lizzy trova comunque in fretta un modo per farsi perdonare. Il dilemma che, da sempre, tutti gli eredi ad un trono hanno vissuto (almeno tra cinema e letteratura), il contrasto stridente tra privilegi e prigionia, oneri ed onori, si palesano sul finale in un'atmosfera agrodolce. "E se la vera me non volesse essere lei? Quella principessa". Per un breve intervallo la futura regina immagina. Di andare a Parigi, fare cose comuni ed essere solo un'altra ragazza tra la folla. Ma la conclusione a tutti questi "e se" è "Sappiamo entrambi che non accadrà". Tornano i toni dominanti del film con i protagonisti che ribadiscono che si è trattato di una bella notte che conserveranno per sempre. Un bacio d'addio ed un sorriso luminoso. Una notte con la regina è un film fresco, veloce, spumeggiante, con tutto l'entusiasmo della prima gioventù. Jarrold gira tenendo sempre a mente l'obiettivo di rendere a pieno questa leggerezza, questo brio, l'allegria di una danza liberatoria, in contrasto con le scene all'interno del palazzo reale, più statiche. I dialoghi sono brillanti come le commedie di quegli anni. I riferimenti diretti sono molti: Il discorso del re, per le difficoltà oratorie di re Giorgio, ma soprattutto Vacanze romane. Tuttavia, questo film ha un bon ton tipicamente british tutto suo che lo differenzia. Due attrici sconosciute ed espressive ed un comprotagonista maschile altrettanto nuovo per il pubblico si rivelano una giusta scelta. Spazio limitato per re e regina, i soli dai nomi importanti: Emily Watson e quel che resta di Rupert Everett - che ben si piega alle necessità di un personaggio trattenuto, eppure suscita un doloroso rimpianto per quel che è andato perduto sotto il bisturi.