TRAMA
New York: la detective Emily Eden s’introduce, sotto copertura, in una comunità ebraica chassidica per indagare su di un omicidio. Donna emancipata, deve accettare regole rigide e da puritani.
RECENSIONI
Lo sceneggiatore Robert J. Avrech ha sicuramente tenuto a mente il Witness di Peter Weir, ma l’opera dell’ebreo Sidney Lumet brilla di luce propria, nel momento in cui accantona il genere poliziesco e descrive lo scontro fra culture antitetiche, offrendo spunti di riflessione non semplicistici. Si sofferma su usi e costumi di questa comunità poco nota e, attraverso di essi, bacchetta criticamente quella occidentale (che, alla fine, esce sconfitta dal confronto). Oltretutto, riesce ad amalgamare più generi, giallo, commedia, tragedia, film intimistico e sentimentale: eccelle in particolar modo in questi ultimi due, con una coinvolgente storia d’amore e riflessioni esistenziali (e sociologiche) intriganti. Opera ingiustamente fallimentare al botteghino e nelle scrivanie dei critici, che hanno disapprovato l’inverosimiglianza del racconto (elegia della comunità ritratta compresa), la sua somiglianza con Witness e la credibilità di Melanie Griffith, invece bravissima (e con cognome emblematico, Eden). La fotografia di Andrzej Bartkowiak ammanta tutto d’oro, le musiche di Jerry Bocck vanno di klezmer, James Gandolfini esordisce, Mia Sara è una delizia.
