TRAMA
Negato come giocatore di hockey, Happy s’iscrive ad un torneo di golf per sfruttare il proprio tiro potente nei drivers e vincere un premio che gli permetta di ricomprare la casa della nonna.
RECENSIONI
"One man show" di Adam Sandler (anche co-sceneggiatore) che, con il suo personaggio "working class" tanto scostumato e portato al turpiloquio quanto tenero (e adorabilmente depravato) strappa molte risate. Irresistibili i suoi scatti d'ira (che denunciano il retaggio da giocatore di hockey) quando reagisce alle batoste della vita. L'idea di base è quella di trasportare un "beastie boy" nel mondo pulito ed aristocratico del golf, con tutti gli spassosi effetti che ne conseguono: Sandler è il motore di uno slapstick alla Animal House, lotta con un coccodrillo, prende come caddy un barbone, autografa i seni delle fan, è un cafone fra i gentlemen, un tonto che si crede furbo, un eroe delle folle assetate di proiezioni mitopoietiche, un "brutto" contro i vincenti dell'american-way-of-life, in missione per la nonna (era "per Dio" nei Blues Brothers). Geniale l'apertura con un memoriale sull'infanzia del protagonista in formato super 8: poi, passata una fase intermedia di stanchezza, il divertimento è assicurato nel duello con il solito avversario sportivo antipatico da battere. È certamente da preferire al contemporaneo Tin Cup con Kevin Costner e all'antesignano Palla da Golf (1980) di Harold Ramis, altra farsa su questo sport.