Commedia, Sala

UN MOMENTO DI FOLLIA

Titolo OriginaleUn moment d'égarement
NazioneFrancia
Anno Produzione2015
Genere
Durata105'
Tratto dada una sceneggiatura originale di Claude Berri
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Amici di vecchia data, Antoine (prossimo alla separazione?) e Laurent (divorziato) sono in vacanza in Corsica con le figlie adolescenti, Louna e Marie. Una sera Louna seduce Laurent. Sembra solo un momento di follia, ma per Laurent si trasforma in un incubo.

RECENSIONI

“You’re never too old to be crazy”, commentava sornione Michael Caine-Matthew Hollis in Quel giorno a Rio (1984), già abbastanza scombinato remake americano (il regista era Stanley Donen) di Un moment d'égarement – film scandalo (anno 1977) del francese Claude Berri. Cambiando decisamente rotta rispetto al precedente Nemico Pubblico N. 1, Jean-François Richet torna sul tema, confezionando un’innocua commediola su amore, amicizia e paternità.

Tutto giocato su improbabili schermaglie amorose, scambi di ruoli, e scontri generazionali, Un momento di follia vive delle altalenanti relazioni fra i quattro personaggi principali, ma è di fatto al servizio di Vincent Cassel, nel ruolo del padre simpatico, un po’ seduttore, ed eterno ragazzino. Richet raffredda i bollori dei due film precedenti, dove il maschio adulto cedeva di buon grado alla cotta della ragazzina, smussando gli spunti più pruriginosi. Più che una ninfetta alle prime armi, Louna è presentata come una giovane donna quasi diciottenne. E, eccezion fatta per un fugace sbandamento notturno (complice una buona dose di alcool), Laurent sembra fare di tutto per scoraggiare la migliore amica della figlia. Tanto che gli ostacoli maggiori a un’eventuale relazione sembrano essere più i rapporti di amicizia (con Antoine) e di parentela (con Marie) di Laurent che l’età di Louna.

Potrebbe anche funzionare. Peccato che padri e figlie siano ridotti a figurine senza spessore, con Laurent comicamente impegnato a districarsi fra le avances di Louna, i dubbi di Antoine, e i malumori di Marie. E, prima che un finale ammiccante e conciliatorio riporti la pace, la sceneggiatura – in un goffo tentativo di svecchiare l’originale – riempie i tempi morti con gli inevitabili stereotipi sulla generazione di smartphone e social network.