
TRAMA
Los Angeles. William Foster è prigioniero di un ingorgo automobilistico all’ora di punta; l’uomo perde la pazienza.
RECENSIONI
Joel Schumacher firma il suo capolavoro. Non che si tratti di 'capolavoro' vero, intendiamoci, è soltanto la marchetta perfetta del regista americano. Lo spessore dell'opera, però, rimuove queste tediose considerazioni e consegna un film realmente rabbioso, duro come una roccia, aspro come un limone. Da un'ideuzza di semplicità quasi banale, al limite dell'innocua sciocchezza, si fa strada una sinfonia urbana intensa e raccapricciante: giocando sul senso d'immedesimazione dello spettatore, sul sottile compiacimento che deriva dal sogno proibito (chiunque, in mezzo al traffico, ha desiderato di fare una strage), Schumacher realizza un film ibrido (l'action movie incontra il tormento psicologico), anche archetipico - il poliziotto contro il criminale - e soprattutto vitale. Girato correttamente ma non oltre, qualche cedimento strutturale alla lacrima (la famiglia di William, i palloncini colorati), diverse sequenze impagabili come il dialogo in armeria e palese virata western sulla coda, Falling Down non lo si apprezza per la perfezione ma per le indiscutibili stimmate del film 'epocale' in senso stretto: la metropoli che divora sé stessa, l'incubo del contemporaneo, la pazzia figliastra della normalità. L'affresco è destabilizzante perchè composto da tutte cose che ci riguardano da vicino, celebrato da attori di sovrannaturale perfezione: il monolite Douglas e l'umanissimo Duvall sono animali mitologici che si azzannano in uno scontro simbolico fuori dal tempo. Fuorviante titolo italiano.
