TRAMA
Il truffaldino Joe Thanks ha un piano infallibile per derubare il maggiore Cabot del denaro destinato agli indiani che ha trafugato: lo aiutano Locomotiva Bill e la sua amica Lucy.
RECENSIONI
Damiano Damiani alternava film di denuncia alla Francesco Rosi (ma con impianto spettacolare), pellicole più intimiste con ambizioni autorali e spaghetti western di non disprezzabile fattura: qui siamo nell’era della loro parodia per cui il regista è poco portato, la lunga durata (due ore) non aiuta e c’è poco da segnalare, oltre il divertente e ben congegnato espediente stile La Stangata (con rivelazione un poco posticcia nel finale), la simpatia clownesca anche fuori luogo di un Terence Hill doppiato da Pino Locchi (ha, come spalla alla Bud Spencer, Robert Charlebois) e le smorfie terribili di Klaus Kinski, presente nei dieci minuti iniziali. Insolitamente, si rinvengono le location negli Stati Uniti (Monument Valley) e non (solo) in Spagna: deus ex-machina di tutta l’operazione è il produttore esecutivo, non accreditato, Sergio Leone, che ha ingaggiato Damiani dopo aver visto ¿Quién Sabe? (pentendosene amaramente per la sua mancanza di vis comica) e che gira anche la prima scena che precede i titoli di testa e affida a Giuliano Montaldo la sequenza dell’assedio dei pellerossa. Due anni prima aveva fatto altrettanto (firmando, però, anche il soggetto) per Il Mio Nome è Nessuno di Tonino Valerii, sempre con Terence Hill e sempre con commento sonoro di Ennio Morricone, che qui aggiunge la canzone ‘Glory, glory, glory’ interpretata da Catherine Howe.
