
TRAMA
Fanny, giovane “moglie trofeo” del ricco e affermato Jean, che di mestiere “fa diventare più ricche persone già ricche”, inizia una relazione con Alain, suo vecchio compagno di liceo che le confessa di essere sempre stato innamorato di lei.
RECENSIONI
Il cinema di Woody Allen degli ultimi (chissà quanti) anni è spesso un esercizio di riciclo combinatorio. Temi, stilemi e situazioni (anche molto specifiche e circostanziate) dei suoi film precedenti vengono cioè costantemente rievocate e riproposte, magari ricontestualizzandole, con leggere variazioni e ripensamenti/approfondimenti. Con Un colpo di fortuna torna evidentemente sulla scena dei Crimini e Misfatti, sulla quale era già tornato in Match point, certo, ma anche in Sogni e Delitti e in Irrational Man, solo per citare gli altri rimandi più evidenti. Quindi il delitto, il castigo, la colpa (con o senza “senso di”) e ancora il fato, il caso, il controllo o la mancanza di controllo sul proprio destino. Più o meno. Con buona approssimazione, diciamo.
Torna anche l‘ormai fido Vittorio Storaro e con lui l’eleganza, spesso inquieta, dei movimenti di macchina (il bel piano sequenza iniziale) e la taratura cromatica dell’immagine. Torna la direzione degli attori, sempre allenianamente perfetta/riconoscibile, così come la capacità, in fase di scrittura, di far convivere i meccanismi e gli sviluppi (quasi) da cinema di genere con un cinema che di genere, alla fine, non è, se non “genere Woody Allen”. C’è però una probabile, non si sa quanto volontaria, novità: Woody non sembra neanche più provare a farci ridere. Già in Rifkin’s Festival la risata implodeva sul nascere, eppure Mort (sic) Rifkin, e non solo lui, non si/ci risparmiava un corposo battutario alleniano. Qui Allen sembra non provarci nemmeno più. Della commedia è come rimasta solo l’aura, l’apparente intenzione, una vaga atmosfera. Coup De Chance è come uno slasher senza omicidi, o un porno senza sesso esplicito (la serie The Lady, di Lory Del Santo, si avvicinava molto al concetto). E anche il personaggio che sembrava promettere di più, da quel punto di vista, la madre di Fanny, sembra come sottoutilizzata, raffreddata nel suo potenziale comico/ironico.
Ecco che Un colpo di fortuna risulta un film ancora più – non si capisce quanto intenzionalmente – funereo e testamentario del precedente, con Woody Allen che progressivamente, come l’eremita di Battiato, rinuncia a sé.
