Drammatico, Recensione

UN BACIO APPASSIONATO

Titolo OriginaleAe fond kiss
NazioneGran Bretagna/Belgio/Germania/Italia/Spagna
Anno Produzione2004
Durata104'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Glasgow. Il tormentato idillio di Roisin, professoressa di musica in una scuola cattolica, e Casim, dj figlio d’immigrati pachistani.

RECENSIONI

Romeo e Giulietta in chiave coeva e multietnica: lui schiacciato dal peso della tradizione familiare e religiosa, lei più combattiva ma comunque vittima di bigotte prevaricazioni. Un eventuale dio non è un ostacolo (la conversazione spagnola), lo sono parenti amici e sacerdoti, ma l’amore (innanzitutto per se stessi) saprà imporre le proprie ragioni. AE FOND KISS (citazione di una poesia di Robert Burns che descrive un congedo erotico) inizia bene, con una scanzonata galleria di scene(tte) in cui ambienti e figure emergono tramite pennellate di rapida essenzialità: i conflitti culturali si colorano di farsa (la tortura elettrica del cane invasore), le schermaglie romantiche sono irrobustite da sprazzi di sensualità giocosa e ferina e da ammalianti contrappunti sonori (la serenata all’incontrario), una sapiente trama di allusioni e silenzi restituisce in modo quasi fisico le ipocrisie e i veleni quotidiani (la visita propedeutica al fidanzamento). Ben presto, però, appaiono evidenti le debolezze della scrittura di Paul Laverty (lo stesso di SWEET SIXTEEN): i personaggi secondari sono poco più che macchiette, l’invadenza cattolica assume sfumature caricaturali, temi potenzialmente interessanti (la decolonizzazione indiana) sono evocati e subito abbandonati. Anche la regia perde vigore e lucidità, dirottando il film verso un happy end da commedia (sedicente) sofisticata: gli amanti riuniti tubano al pianoforte, in un esorcismo della dolorosa visione proposta dal prefinale (una sequenza forte che Loach non riesce a sfruttare come potrebbe/dovrebbe). Il film è l’ultimo dello scenografo Martin Johnson, storico collaboratore di Loach, ed è dedicato alla sua memoria. Incomprensibile la scelta di distribuire nelle sale italiane una versione ibrida, quasi completamente doppiata e solo in minima parte sottotitolata: un pasticcio confusionario, oltre che (al solito) di una piattezza a dir poco punitiva. Si consiglia a scatola chiusa la visione dell’originale, anche a costo di attendere il DVD.

E’ curioso che il film di Loach esca sulla scia di un film stilisticamente e produttivamente molto differente (MATRIMONI E PREGIUDIZI della Chada) ma tematicamente molto simile, toccando entrambe le pellicole il nodo della difficoltà dei rapporti, amorosi e non, tra persone appartenenti a culture ed etnie diverse. E non è paradossale che il versante della commedia matura e impegnata (quella di Loach), in ambiente british (scottish, per la precisione), perda la partita contro quello dell’ibrido film indiano, tutto ammicchi e colori sgargianti (lì si mescolano i registri culturali anche strutturalmente e si propone una Bollywood godibile all’occhio occidentale,  permettendosi il film persino uno sfrontato, e coerentemente kitsch, specchiarsi metafilmico – la scena nella sala cinematografica -),  che fa del romanzo della Austen ORGOGLIO E PREGIUDIZIO uno spunto da manipolare per arrivare al traguardo di un’opera più ambigua nelle conclusioni, nell’impostazione ideologica, meno predicatoria e più (involontariamente?) problematica di questo programmatico e ovvio UN BACIO APPASSIONATO. Risultato: al film della Chada “segue dibattito”, a quello di Loach l’educata e soddisfatta “buonanotte”.
Riprovaci Ken.