TRAMA
Fine XXI secolo: il vice vescovo vuole sterminare gli emofagi, infetti e con canini da vampiro, attraverso un’arma finale che Violet, killer al soldo della Resistenza, ruba, scoprendo che si tratta di un bambino. Quando il capo della Resistenza decide di eliminare quest’ultimo, Violet si oppone.
RECENSIONI
Anche alla luce del precedente Equilibrium, Kurt Wimmer ha creato un universo personale: ancora XXI secolo, ancora Nuovo Ordine con gerarchie clericali, ancora guerra fra istituzioni e resistenza, ancora rimescolio post-moderno d’ingredienti derivativi (qui Resident Evil) e un protagonista volto a conoscere il proprio Io. Anche iconograficamente, tornano le arti marziali (il Gun Kata inventato da Wimmer stesso) e le anomale scenografie, messe in scena con una meticolosità che adombra un plot inconsistente, fra ridicolo involontario e bizzarra, controproducente idea estetica che riveste tutto con patina digitale da Photoshop, spruzzando vernici accese per contrasti pop. Le maestranze cinesi (art design e fotografia) s’inventano architetture a forma di croce e giochi geometrici strabilianti, per un kindergarten di solidi di plastica che Wimmer, sfruttando gli effetti speciali e certi gadget insiti nel racconto (un siero che permette a Violet di bypassare la gravità), cavalca per curiosi giochi prospettici di ripresa. Il costumista, invece, è Joseph A. Porro e, oltre a vestire in modo sexy-fetish Milla Jovovich (nel finale: lattice bianco, stivali fino ai glutei…), rincara la dose nei contrasti di tinte, avvalendosi di un altro, ingegnoso gadget futuribile del racconto (istantanei cambi di colore per capelli e vestiti). Alla fine sembra di assistere ad un cartone animato e non ad un fumetto adulto (richiamato dalle copertine di albi nei titoli di testa), ma anche ad un musical, dato che l’opera, causa taglio di mezz’ora di scene “interlocutorie” voluto dai produttori, si riduce a vari combattimenti che Wimmer filma come balletti, con Violet che danza, gli avversari che cadono a comando e storyboard immaginifici. In DVD si possono recuperare 6’ dei 30’ caduti che, senz’altro, avrebbero reso la drammaturgia meno sbrigativa e più accettabile, ma poco avrebbero potuto sull’aria pacchiana generalizzata, dovuta a mal dosaggio di epica superomistica, parodia involontaria (i “balletti”) e vari lirismi con afflato (la mancata madre che ritrova il figlio) che fanno a cazzotti con scene troppiste (dalla moto che risale i grattacieli alla terribile sequenza contro gli asiatici).