TRAMA
Vigilia di Natale: sul volo per Los Angeles sono scortati due criminali, un rapinatore ed un serial killer, che prendono il controllo dell’aereo.
RECENSIONI
La serie di Airport è tornata ma, tanto per stare al passo con i tempi, ha un nuovo passeggero a bordo: un serial killer. Il soggetto di Jonathan Brett è un frullato misto di routine, efficace ma sin troppo calcolato. Tutto ordisce, fino all'inverosimiglianza, per ricreare ad alta quota il classico meccanismo del gatto col topo: per caso un pilota rimane ucciso, per caso l'altro è stordito, per caso il serial killer (un Ray Liotta sopra le righe) trova a bordo una nuova vittima ideale. Robert Butler, mestierante televisivo prestato di frequente al cinema, gioca bene di luci ad intermittenza nell'oscurità, ma non ha l'O.K. dai produttori per dare un tocco di personalità a quello che è e deve rimanere un prodotto effettistico, spettacolare, che viaggia sul sicuro...nella catastrofe. La fine pare nota (pilota improvvisato ed istruttore a terra) ma l'aereo sfiora i tetti di Los Angeles e riprende quota con la schizofrenia di un personaggio: non si tratta dell'assassino ma dell'ingenua e cretina assistente di volo che, prima, ha un inatteso slancio di furbizia (la scena dell'arrendevole seduzione) poi, inspiegabilmente, risprofonda nel panico dell'inetto. Tutto a un tratto il genio s'impossessa di lei, anticipa le mosse della Ragion di Stato (!), diventa un pilota provetto, digrigna i denti come la Ripley di Alien e strappa un moto di pietà al proprio boia in uniforme. Si sconfina nell'utopistico, ma la voglia di vivere che riaccende la speranza fa calzare a pennello lo stracitato La Vita è Meravigliosa. Peccato per l'apologia della pena di morte, prima di premere il grilletto.