- Isabel Meier
- 51199
TRAMA
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Kazakistan. Il ritorno a casa di un ragazzo dopo l’esperienza in marina: di fronte alla famiglia nomade, che vive nella steppa, ora la tradizione gli impone di trovare una ragazza da sposare.
RECENSIONI
Tulpan, film di finzione del documentarista kazako Sergei Dvortsevoy, giunto in Italia sulla scia della vittoria di Un Certain Regard a Cannes 2008, presenta gli stessi pregi e difetti di ogni opera che vuole divulgare apertamente la condizione del proprio Paese: lo stimolo che arriva dall’approccio con uno sguardo peculiare, diverso da quello occidentale dominante, ma anche una forte inclinazione a dimostrare. La parabola del giovane Aso è quindi schematica: tornato dalla marina, il ragazzo si confronta con il dato atavico di provenienza, innesca l’ennesimo duello modernità-tradizione, segna la distanza delle nuove generazioni rispetto agli anziani, infine non si allontana dalla “famiglia-ventre”, ma sceglie di restare. In questa griglia il regista tenta la lettura particolare: punta sugli elementi atmosferici – soprattutto la tromba d’aria – come correlativo oggettivo dell’animo del protagonista (anch’esso travagliato: pronto a spazzare via le sue radici); inventa la figura della “donna invisibile”, una promessa sposa che si vedrà solo di spalle, aprendo a più interpretazioni: l’impossibilità oggettiva di soddisfare oggi un’etichetta antica, come il dovere del matrimonio, ma anche l’idealismo estremo e paradossale che costruisce quella visione: Aso corteggia una ragazza senza averla mai vista. Fra timbro comico e drammatico, con una certa predilezione per l’assurdo, il film gioca sul sicuro di un apparato simbolico a leggibilità immediata: il canto della bimba è la tradizione che si rinnova, la mancanza di cibo segnala un mondo in disfacimento. E soprattutto si impone la scena del parto dell’agnello: una sequenza ripetuta due volte con esiti diversi (la morte, la vita), che costituisce il centro strategico del film basato sull’accostamento uomo/animale. Le doglie della pecora sono, letteralmente, l’epifania di Aso rispetto al suo ruolo nel contesto kazako e l’ingresso in età adulta. Ma restano rare queste illuminazioni perché generalmente Tulpan vola più basso, spiega e puntualizza spesso con macchiette surgelate e sketch di dubbia fattura, vedi le battutacce proferite dall’amico scemo dai denti d’oro.
