CARTOLINA DA TORONTO/ 7 – TALES OF TWO SISTERS

Sorelle perdute si ritrovano, con esiti divergenti, nei film Mary Goes Round della canadese Molly McGlynn (al suo debutto nel lungometraggio) e Miami della veterana finlandese Zaida Bergroth, entrambi presenti al Toronto International Film Festival. Sostenuto da un’ottima interpretazione di Aya Cash nei panni della protagonista, Mary Goes Round si sviluppa su linee principalmente comiche, seguendo la vicenda di una terapeuta che lavora con le vittime dell’assuefazione ad alcol e sostanze stupefacenti. Ironicamente, Mary è lei stessa un’alcolista, e quando un incidente automobilistico la costringe a rivalutare il proprio stile di vita, si reca nella sua cittadina natale, Niagara Falls, e si prodiga per creare una relazione finora inesistente con la sorellastra adolescente. Appesantito dall’escamotage narrativo della grave malattia del padre e da un colpo di scena anche meno necessario di quest’ultima, il film contiene momenti molto genuini che ricordano un certo cinema indipendente americano di recente fattura, come Your Sister’s Sister (2011) e Humpday(2009), entrambi di Lynn Shelton, o Jeff, Who Lives at Home (2011) e Cyrus (2009) dei fratelli Jay e Mark Duplass. McGlynn dimostra agevolezza nel tratteggio di un personaggio che risulta spesso sgradevole e che fa scelte discutibili, ma che non nasconde la propria umanità, nel bene e nel male. Ben definiti anche gli ambienti, anche se l’inverno a Niagara Falls risulta molto più credibile (e opprimente) di tutta la parte ambientata a Toronto, che viene dipinta come una città generalmente ostile e superficiale. Miami si dipana invece come un road movie attraverso la Finlandia, spostandosi continuamente da motel a night club, da ristorante a stanza d’albergo. Qui le sorellastre si riuniscono dopo la morte del padre, avvenuta fuori campo, ad opera della timida Anna (Sonja Kuittinen), che avvicina Angela (Krista Kosonen) dopo uno suo spettacolo di danza esotica. L’esuberante sorella maggiore non tarda a convincere Anna ad unirsi a lei nella sua vita itinerante, e le due presto si ritrovano, quasi per gioco, a ricattare uomini con fotografie scattate a loro insaputa. La vicenda si scurisce quando Angela rivela di avere debiti pendenti con gente pericolosa, e il dramma famigliare si arricchisce di una dimensione marcatamente neo-noir. Bergroth dirige con una scioltezza di polso notevole, evitando quasi miracolosamente di esporre inutilmente i corpi delle sue attrici, e limitandosi a suggerire piuttosto che a esibire. Il film contiene qualche montaggio di troppo, e scivola spesso nell’estetica del videoclip, ma si sorregge grazie all’indubbia sintonia delle protagoniste, che riescono a mantenere vivo l’interesse per l’evolversi di questa neonata e delicatissima relazione. Piuttosto confusa è la parte relativa alla svolta fuorilegge delle sorelle, che inizia in modo pertinente nell’epoca di fenomeni come l’assurda popolarità del fotografo, condannato per estorsione, Fabrizio Corona o la diffusione a macchia d’olio del cosiddetto “revenge porn,” ma che si perde quando alza il tiro alla collusione fra politica e criminalità organizzata. Mary Goes Round e Miami sono due pellicole indubbiamente diverse, accomunate da un dispositivo narrativo di base (il riavvicinamento dei membri famigliari di fronte all’avversità, di qualunque natura essa sia), ma ciò che rende interessante una lettura accostata è l’evidente desiderio delle due giovani registe di rivisitare con una visione tutta femminile delle situazioni abusate dal cinema dei sentimenti che tradizionalmente dipinge a tinte forti quello che andrebbe invece cercato nelle sfumature.