CARTOLINA DA TORONTO/ 4 – S. M. KRÖNER

Germania, primi anni ’70. Riunitasi per dare l’estremo saluto alla matriarca, una famiglia tedesca passa qualche giorno nella tenuta estiva di questa.

L’Assedio
La famiglia è inevitabile, sembra sostenere Sonja Maria Kröner nel suo lungometraggio d’esordio, sia come istituzione sulla quale ottimisticamente si modella la società, sia come vincolo che la stessa si impone per garantire la propria sopravvivenza, nel bene e nel male. Certo è che il paradiso terrestre ha un prezzo anche piuttosto salato, e che sono sempre i più deboli (o gli innocenti) a doverlo pagare. Nella tradizione del Kammerspielfilm, The Gardenriunisce il cast in una location contenuta, la tenuta estiva della matriarca deceduta e di prossima sepoltura, e ne esamina minuziosamente i meccanismi interni, svelando lentamente i delicati equilibri fra personaggi, gruppi, e ambienti. Nel suo riposo sonnecchiante e agiato, il parentado è assediato da agenti esterni che si manifestano in vari modi, fra cui gli insistenti notiziari radio che narrano la scomparsa di una bambina nelle vicinanze e l’agghiacciante ritrovamento del suo corpo mutilato. Allo stesso modo, una colonia di vespe sembra voler contendere agli esseri umani il diritto a questo giardino, ricordando loro che ogni insediamento è temporaneo, e che il futuro di una società è sempre in bilico. Per questo motivo, tentare di rifugiarsi in uno spazio recintato è futile, se non impossibile, poiché lo stato di incertezza fa parte della condizione umana, sottolinea Kröner, additando di tanto in tanto anche la politica, il passato di una Germania divisa e con la coscienza pesante, e la manifesta inettitudine della generazione che regge le redini del paese, di cui è emblematico Bernd (Thomas Loibl), padre debole e marito disinteressato. Delicato e sensuale, The Garden ricorda gli sforzi corali di Un conte de Noël (Arnaud Desplechin, 2008), del quale eredita il profondo rispetto per il lavoro degli attori e il tono malizioso (talvolta acerbo) delle conversazioni. Vicino nella squisita mise-en-scène e nel décor a The Strange Little Cat (Ramon Zürcher, 2013), a cui si accosta nei rituali domestici e nelle scene affidate agli sguardi solo apparentemente innocenti dei più piccoli. Ma Kröner non si accontenta di osservare, anche se da vicino, come fa Zürcher, e inietta nell’estate soleggiata della famiglia una dose massiccia di tragedia, quasi a volerla scuotere dall’inedia che ne accompagna le lunghe, sonnolente giornate. Pilotato con maturità e scaltrezza, il film è tutto nei dettagli, e forse scricchiola un po’ proprio quando alza la voce, ma resta tutto sommato un’esperienza che dosa sapientemente ingredienti, sapori, sensi, e memorie.