Drammatico, Recensione

TOKYO FIST

Titolo OriginaleTokyo-Ken
NazioneGiappone
Anno Produzione1995
Durata87’

TRAMA

Un assicuratore è lasciato dalla fidanzata che s’è innamorata di un pugile. Si dà alla boxe anche lui, meditando vendetta

RECENSIONI

Follia, violenza e corruzione sotto l’influsso della Luna. Geniale iniezione adrenalinica di lirismo dalla violenza implosa. Forse l’opera più matura, meno caotica, più complessa (nei piani di lettura) e affascinante nella filmografia di Shinya Tsukamoto che, al solito, fa quasi tutto (sceneggiatura, scenografia, fotografia, montaggio, produzione e interpretazione). La fusione carne-metallo del suo cinema cyber-punk è sostituita dal sadomasochistico piacere nel martoriarsi il corpo con piercing, tatuaggi e pugni in faccia: quando Kojii Tsukamoto (Kojima) quasi strappa i capezzoli alla ragazza durante un amplesso o quando i due ex-fidanzati boxano fra goduria e sensi di colpa (la vita di coppia è come un incontro di pugilato), torna prepotentemente alla mente il cinema di Cronenberg. I due autori hanno avuto un’evoluzione poetica parallela e questo è il Crash giapponese. Tsukamoto utilizza tutto il suo talento tecnico/espressivo per creare sensazioni angosciose e astrazioni fortemente simboliche fra montaggio veloce, effetti sonori, immagini mosse, filtri per i colori, maestosità alienante degli edifici di Tokyo, visioni oniriche, potenti coreografie di pugni, fast forward alla Koyaanisqatsi e l’immancabile gore/horror dove gonfia le tumefazioni ed esagera i fiotti di sangue. I suoi protagonisti sono sempre spinti dagli eventi ostili ad affrontare un alter-ego del Male in un epico scontro sotteso da ragioni romantiche: lo splendido soggetto, prendendo le mosse da un triangolo di gelosia, dipana ambigui rapporti morbosi per approdare alla leggenda, con la figura della ragazzina uccisa che grida vendetta e chiede il sacrificio dei suoi cavalieri. L’ex-fidanzata, nel finale, sorride come fosse la reincarnazione di quest’ultima: per tutto il film, infatti, è una presenza inquieta ed inquietante che spinge i due maschi a portare a termine la maledizione, uno spirito in cerca di liberazione. Trilaterale bagno di sangue nell’epilogo, urla di rabbia che contagiano il pubblico durante un “incontro” sul ring fra nemici-amici che si distruggono…a fin di bene.