TRAMA
2004: i viaggi nel tempo sono una realtà ed è stato istituito un corpo di polizia per evitare che i malviventi si arricchiscano tornando nel passato. L’agente Walker scopre che un senatore sta per diventare Presidente con questi trucchi.
RECENSIONI
Anche Peter Hyams s'è piegato a lustrare le scarpe dei divi di Hollywood che fanno il bello e il cattivo tempo, marchiando a tal punto serialmente i film che li vedono protagonisti, da vanificare l'apporto personale di chi si trova al timone di regia. Hanno sostituito i produttori/despoti di una volta. Timecop è l'ennesimo fantasy tratto dai fumetti (di Mike Richardson, produttore esecutivo, e Mark Verheiden, sceneggiatore), spiegato da una sceneggiatura sottovuoto spinto, giocata sui viaggi nel tempo senza la benché minima idea-farina-del-proprio-sacco (più plagio che citazione quella di Brainstorm – Generazione Elettronica, con l'operatore al computer che si masturba con un video erotico). Non è sufficiente distrarre con il futuro (2004) per permettersi di rifilare la solita solfa di banalità del genere poliziesco mediato dalle arti marziali: il Robocop Van Damme (che nel finale si...sdoppia), un eroe addolorato dall'uccisione della sua bella, dovrebbe sterminare gli autori che, ricalcando le orme del villain interpretato da Ron Silver, saccheggiano l'immaginario cinematografico nel tempo, senza riuscire a "ritoccare" il presente affinché si presenti sotto nuove vesti. Tutta muscoli e niente cervello, con almeno una battuta autoironica divertente (Silver consiglia a Van Damme di impiegare i suoi "calci" solo a Broadway), la pellicola è nobilitata dalla tecnica (la sequenza finale a casa dei Walker) e dall'inconfondibile, magnifica fotografia di Hyams, giocata sulle luci bianche e le superfici riflettenti. Ordinaria l'organizzazione a flashback. Basso costo con qualche effetto di morphing. Co-produce Sam Raimi.
