Sala

THE UNKNOWN KNOWN

Titolo OriginaleThe Unknown Known
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2013
Genere
  • 67705
Durata105'
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Un avvincente ritratto di Donald Rumsfeld, uno dei grandi architetti della guerra in Iraq. Rumsfeld entra in scena come scrittore/attore della propria vita leggendo una scelta dei suoi “fiocchi di neve”, le decine di migliaia di appunti annotati nel periodo in cui fu membro del Congresso, consigliere di quattro diversi presidenti e per due volte segretario della Difesa. Il Rumsfeld scrittore è deciso, filosofico e amante delle massime e delle regole; il Rumsfeld attore non è meno controllato di quanto lo fosse durante le sue virtuosistiche conferenze stampa a proposito del conflitto iracheno, e altrettanto provocatorio. La sua visione del mondo è imperativa e sicura di sé: “La vera pace può venire soltanto dalla forza militare”. Sebbene Rumsfeld ricopra da ormai mezzo secolo elevati incarichi politici nell’amministrazione americana, la maggior parte della gente sa ben poco di lui. Quando egli scrisse, all’interno della sua più famosa meditazione, che il “noto ignoto” sono quelle cose che pensiamo di conoscere ma che poi scopriamo di non conoscere, tale affermazione poteva ben essere un valido riferimento a se stesso. The Unknown Known non vuole essere un’altra autopsia della guerra in Iraq, bensì il chiarimento di un mistero, un noto ignoto. E quando arriviamo alla sorprendente conclusione del film, appare evidente che Rumsfeld è, per certi versi, sconosciuto a se stesso tanto quanto lo è a noi.

RECENSIONI


Il noto noto. L'ignoto ignoto. Il noto ignoto.

The Unknown Known, l'altro documentario in concorso, è un dialogo – frutto di trentatré ore di girato – con Donald Rumsfeld, uno dei principali sostenitori dello scontro in Afghanistan, eletto alla Camera nel 1962 (all'età di trent'anni), segretario alla difesa con il governo Bush e uno dei maggiori responsabili delle pratiche di tortura utilizzate a Guantanamo e Abu Ghraib. Il documentario prende le mosse dai memorandum, i documenti firmati dal segretario e destinati ai politici, colleghi e collaboratori: sigillati in contenitori e divisi per annate, i fogli di Rumsfeld si situano insieme a  quelle testimonianze, registrazioni, filmati che non permettono di parlare del passato con lucidità, un unknown known, appunto. Seppur Morris conduca un dialogo serrato con il politico partendo proprio dagli anni Sessanta, è chiaro che il suo maggiore interesse sia il grado di cognizione riguardante gli avvenimenti che hanno come cardine centrale l'11 settembre e la relazione con la situazione odierna in Afghanistan. Ed è questa sezione del documentario ad essere anche la più interessante.


L'attentato di dodici anni fa non viene solamente celato ma condotto, suo malgrado, in un'altra dimensione: lontano dalla ricognizione storica, l'evento vive solamente nella sua instancabile ripetizione priva di interrogativi e, defraudato dal suo valore documentario, diventa figura dell'impossibile; L'effetto-diretta non è mai completamente puro ma è sempre frutto di una scelta, di una cernita tra ciò che si vuole mostrare e ciò che deve rimanere oscuro. Donald Rumsfeld si muove sul crinale di una verità contaminata dal falso: nasconde macerie e frantuma realtà trasformando avvenimenti in creazioni (Guantanamo, Abu Ghraib); «l'essenza di prove non è la prova della loro assenza» dichiara, affermando il facile rovesciamento della verità condotto da una finissima arte retorica.

Se davvero il linguaggio non può che confessare la propria impotenza davanti all'evento, Rumsfeld non solo non svela nulla a Morris ma attraverso un gioco di ombre privo di verità assolute riporta alla luce i grandi valori stantii del potere repubblicano (la religione, l'amore per la patria, il valore del trauma per i famigliari degli innocenti uccisi). Cercare affannosamente la verità, porta Morris a combattere contro un nemico ormai convertito in un'icona che non permette reazioni, teorie su supporti grafici, controcampi. L'attualità non è altro che un prodotto artificiale, proprio come il cinema che la mette in scena.