TRAMA
Documentarista di New York, Jennifer Fox sta completando il suo ultimo progetto quando riceve da sua madre un racconto scritto all’età di tredici anni, in cui Jennifer, poco più che bambina, aveva descritto la sua prima relazione sessuale con un uomo molto più grande di lei.
RECENSIONI
Raccontare una storia, per la documentarista Jennifer Fox, è una questione di sopravvivenza. Non solo professionale, attraverso la ripresa e il montaggio delle storie e delle immagini degli altri. Ma anche e soprattutto personale, come avviene in The Tale, prima opera di finzione della Fox, tratta dalla vera storia autobiografica del confronto con un evento traumatico del passato. È infatti la rilettura di un racconto scritto da Jennifer (Isabelle Nélisse da giovane e Laura Dern da adulta) all’età di tredici anni a innescare il racconto del film, a iniziare lo sguardo a una intromissione dolorosa nelle pieghe del rimosso. In quelle pagine, la poco più che bambina Jennifer si era trasfigurata, da vittima di un abuso sessuale a protagonista di un’amicizia “speciale”, di un nucleo familiare “alternativo”, a “pari” dell’algida Mrs. G (Elizabeth Debicki), la sua insegnante di equitazione, e dell’atletico Bill (Jason Ritter). La re-visione di quelle immagini falsate diventa nel film discorso identitario: riscrittura della finzione, attraverso i modi e i corpi della fiction (Dern, Burstyn, Conroy), per riscriversi come vittima e donna abusata che affronta e denuncia il proprio violentatore. Figura di quel trauma che, come una lesione tra presente e passato, incide l’immagine dell’esistenza. Non è però lo sguardo su questa frattura a interessare il film ma piuttosto la stesura di una nuova narrazione, di un’altra linearità, che revisioni il racconto primario dell’abuso e sia la cifra dell’urgenza della sua denuncia (il film è stato presentato al Sundance nel 2008, pochi mesi dopo l’inchiesta del New York Times su Harvey Weinstein), della rifrazione del privato nel pubblico (Jennifer affronta e accusa l’uomo che aveva abusato di lei durante una cerimonia pubblica). Un cinema che mette in scena il rapporto sessuale tra la tredicenne Jennifer e l’adulto Bill, ma che non si occupa dell’espressione dolente sul volto di Ellen Burstyn, il cui personaggio – Nettie, la madre di Jennifer – è una mera funzione narrativa (è lei a ritrovare il racconto e a consegnarlo alla figlia). E che nemmeno si sofferma sullo sguardo assente della misteriosa signora G, una “gigantessa” davanti agli occhi della piccola Jennifer. Solo una bella donna particolarmente alta in quelli dello spettatore.
