TRAMA
Malik e Bruno sono una coppia di amici e colleghi, al lavoro in modo complementare per aiutare giovani in difficoltà tra guida terapeutica, inserimento nel mondo del lavoro e ovviamente assistenza pratica quotidiana per ragazzi affetti da autismo, a loro volta gestiti da istruttori cresciuti in situazioni disagiate. Uno musulmano e l’altro ebreo, Bruno e Malik passano le giornate a battere le strade di Parigi occupandosi di decine di ragazzi come Dylan, alla ricerca di un senso di responsabilità, Joseph, che insiste nel suonare l’allarme sulla metropolitana, e Valentin, costretto a indossare un casco da pugile per proteggersi dai suoi stessi raptus di violenza.
RECENSIONI
Autismo, disagio sociale, problemi comportamentali, iperaggressività. In una parola, neurodiversità. Come riporta Screen Daily, nel 2015 i registi Olivier Nakache e Éric Toledano girano un documentario per la televisione francese della durata di 26 minuti intitolato We Should Make A Film About It, dedicato all'opera di Stéphane Benhamou e Daoud Tatou, ideatori delle associazioni Le Silence des Justes e Le Relais, la cui finalità è quella della della salvaguardia della salute mentale e dell'infanzia. Da quell'esperienza nasce The Specials – Fuori dal comune, che propone nuovamente i tratti principali del loro modus operandi, essenzialmente fondato su tematiche sociali molto serie narrate con grazia e slanci umoristici. Una proposta qua e là difficile da digerire, con le sue scorciatoie emotive e il suo approccio tanto buonista quanto inattaccabile, ben rappresentato dal campione di incassi ed empatia Quasi amici. Da questo punto di vista, The Specials – che trasla in modo grossolano ma efficace l'originale Hors normes, appunto “fuori dal comune” – sembra essere l'affinamento e la quadratura di quelle istanze, un nuovo approdo che asciuga gli eccessi retorici spingendosi finalmente e senza più indugi verso il realismo sociale. A nominare Ken Loach e i fratelli Dardenne si fa peccato, eppure The Specials non ci va poi così lontano: la storia del musulmano Malik e dell'ebreo Bruno, al lavoro per aiutare ragazzi e ragazze in difficoltà sfuggendo spesso ai dogmi della legalità (sovente i gruppi che nascono in questo ambito sono privati, e fanno fronte ad un'assenza statale che in Francia è diventata cronica e paradossale) è trattata con pudore e passione, in una pressoché invisibile fusione di “messaggio” e intrattenimento. Se l'obiettivo è quello della sensibilizzazione e della presa di coscienza, il percorso per raggiungerlo può anche essere disseminato di alleggerimenti e ammiccamenti, riguardanti giocoforza anche gli utenti (Joseph, che non può fare a meno di tirare il freno a mano in metropolitana) e/o la sgangherata vita privata dei due protagonisti (Bruno e gli impossibili incontri al buio organizzati da colleghi e amici).
Intervallato da interviste (in verità si tratta degli interrogatori di due ispettori sanitari della IGAS, l'Ispettorato Generale degli Affari Sociali) che permettono di comprendere meglio la vicenda e di contestualizzarla, The Specials è anzitutto un film che vive di ideali e sincerità: la compenetrazione di finzione e realismo – con camera a mano e pedinamento dei personaggi – rende la selva di umanità, doveri costituzionali e accordi economici di cui è intrisa la quotidianità di Malik e Bruno un dato di fatto. È il pregio maggiore della sceneggiatura scritta sempre da Nakache e Toledano: la capacità di rendere lo spettatore parte integrante del processo, schierato – tanto per fare un esempio – con gli operatori che gestiscono tra mille difficoltà una delle case famiglia e non con il vicino di casa stranito che suona alla porta lamentandosi dell'eccessivo baccano proveniente dall'appartamento. Un coinvolgimento che permette di guardare con maggiore attenzione anche al duplice inserimento sociale che la pellicola lascia sottinteso: non si tratta solo di tirare fuori da situazioni di isolamento ed esclusione persone affette da autismo, ma anche di dare un posto nel mondo a giovani senza alcun tipo di formazione cresciuti ai margini della loro stessa esistenza, responsabilizzandoli e permettendogli di lavorare con le associazioni. Accade così che, alla fine dell'ennesima infinita giornata passata per le strade di Parigi, si assista al ritorno a casa di Bruno e Malik provando quasi un motto di sorpresa. Anche loro hanno una vita privata, anche per loro esiste una sfera intima e personale; e la nostra immedesimazione è tale da non permettere alcun tipo di commozione o facile pietismo. Nell'improvviso silenzio del salotto di Bruno e della terrazza di Malik c'è spazio solo per una tangibile sensazione di spossatezza e, al contempo, di appagamento. È solo un'altra giornata che se ne va, lasciando in sospeso centinaia di questioni e problemi apparentemente insormontabili; tanto poi, parafrasando Bruno, «si troverà una soluzione» per tutto.