Fantasy

THE SORCERER AND THE WHITE SNAKE

Titolo OriginaleBai she chuan shuo
NazioneCina / Hong Kong
Anno Produzione2011
Genere
Durata99'
Fotografia
Montaggio
Scenografia
Musiche

TRAMA

Nell’antica Cina due spiriti serpente si trasformano in donne bellissime e sensuali per divertirsi alle spalle degli uomini, ma finiscono per innamorarsi. Lo scontro col monaco esorcista Jet Li scatenerà forze distruttive dirompenti.

RECENSIONI


“Il serpente cinese” è una favola classica della tradizione cinese. Tony Ching Siu-Tung, oltre che apprezzato coreografo di scene d’azione, è un regista di Hong Kong che deve il suo successo fondamentalmente a un’unica pellicola, quel Storia di fantasmi cinesi che nel 1987 ha conquistato, con il suo dinamismo e la sua estetica barocca, anche l’occidente. L’unione tra miti, a cui occorre includere anche la star delle arti marziali Jet Li, produce un risultato inizialmente spiazzante, sicuramente debordante, ma a suo modo coerente. Basterebbe il prologo sopra le righe e fracassone per spingere in tutta fretta lo spettatore a cercare l’uscita.


Superato lo spaesamento iniziale, però, accantonati i propri gusti e accettato un mondo popolato da demoni combattuti da monaci buddisti, si rischia anche di divertirsi. Diciamo che il film ha la forza, se non di convincere, perlomeno di accompagnare nel suo giro di giostra tra duelli, amori contrastati e stregoneria. Perché Ching Siu-Tung alza continuamente la posta con sprezzo del ridicolo e inanella situazioni paradossali e improbabili con una stordente, ma anche ammaliante, capacità di condurre l’accumulo di eccessi. Ecco quindi l’amore impossibile, ma puro, tra un umano e una demone durare il tempo di qualche sospiro a causa di un sacerdote particolarmente zelante, fin troppo fedele al suo compito sterminatore.


L’incontro/scontro tra i tre protagonisti è accompagnato da animaletti parlanti in puro stile Disney, donne a cui spuntano ali da pipistrello, voli antigravitazionali, gong evocativi, mandragole salvifiche e parlanti, possessioni demoniache, collanone dai superpoteri, baci sott’acqua, duelli per aria, tsunami devastanti e amnesie improbabili. Un ritmo senza tregua a sottolineare l’agire di donne per lo più maliarde e uomini soprattutto grulli, mentre i violini sconquassano ciò che resta delle orecchie dello spettatore e una computer grafica spesso insalvabile, perché mai mimetica, invade ogni sequenza. Un viaggio sicuramente grossolano, ma anche affascinante, senza traccia di ironia e dagli esiti per lo più comici. Se l’effetto è voluto oppure no non è dato saperlo. E, in fondo, poco importa.