Criminale, Thriller

THE SCORE

Titolo OriginaleThe Score
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2001
Durata116'
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Nick Wells, ladro di gioielli, sta per ritirarsi. Max, il suo socio di sempre, gli propone un ultimo colpo ideato dal giovane Jackie Teller.

RECENSIONI

Lo ammetto: sono andato a vedere questo film per gli attori. Ero d'altra parte pronto a sorbirmi la scempiaggine di turno e mi sono ritrovato ad avere a che fare con un prodotto che, nella sua scontatezza, nel suo festival di déjà vu (et revu), vanta uno straccetto di dignità. La sua attrattiva, ai miei occhi di brandiano irriducibile, è naturalmente il confronto tra tre generazioni attoriali: l'accoppiata (inedita) Brando - De Niro fa scintille anche per merito di Robert che, meno manierato del solito (l'ultimo De Niro guardabile è in Heat), fa il suo sporco lavoro con concreto decoro. Non ci importa nulla di quello che i due si dicono nelle scene (neanche pochissime) in cui vengono a interagire: un sentore di eterno promana. Il confronto Norton - De Niro, meno interessante solo sulla carta, risulta piuttosto godibile nei fatti. Il trio, poi, assieme per una brevissima scena, suggella il tutto con discreto divertimento. Il risultato, si diceva, non è malvagio; Brando - che in nome del vil danaro ha deciso scientemente di smantellare il suo monumento facendo qualsiasi orripilante cosa gli capitasse sotto mano, una botta e via (ma la sua fulminea presenza in The brave di Depp lasciava il segno) - è Brando, che sia Oz o lo spot Telecom, lo si ama e non si discute, perché la classe non è acqua e proprio il deliberato scialacquio di immenso talento che ha messo in atto in questi lustri non fa che alimentarne il mito. Chi se ne frega della pinguedine, della patetica tinta bionda dei capelli, del mento cascante: la scena nella piscina vuota (prescidendo da tutto, dialogo e doppiaggio compresi) è da adorazione smodata, si sgranino dunque i rosari e si guardi la divinità all'opra intenta, please.

E' proprio la coscienza dello sfacelo, il timbrare sfottuto del cartellino che fa la differenza con De Niro, a cui riusciamo a perdonare molto meno negli ultimi tempi, proprio perché quella ennui da marchetta, dichiarata in Brando, Bob cerca di dissimularla senza riuscirvi. Di Norton non diciamo nulla: il futuro (il presente) è suo, lo sa bene e lo dimostra: in The score è grande attore che fa il divo che fa l'handicappato.
Detto questo potrei piantarla qui, ma c'e un film di Oz da valutare. The score è sagra dello stereotipo (vecchio ladro si vuol ritirare, giovane e disinvolta matricola lo trascina nell'ultima rischiosa impresa), con tre personaggi tre (abbozzati per lo più) a dividersi scampoli di dialogo (la Bassett è poco più di una comparsa), un po' di azione e qualche scena brividosa (la migliore: quella al parco); la regia è onesta e il montaggio non disprezzabile (anzi). Se a questo si aggiunge un'ambientazione (Montreal) finalmente non abusata e qualche sprazzo quasi decente il risultato non disturba affatto. Il film non corre, si sofferma volentieri sui particolari, punta, indulgendovi, tutta la sua attenzione sul macchinoso furto (preparazione e attuazione) e, se non dice nulla di nuovo, dimostra quanto meno di saperlo dire.
La presenza dei tre divi fa sicuramente gioco, ma è il gioco che abbiamo scelto e non ce ne pentiamo.