
TRAMA
Esperta di rafting, Gail porta il figlio in gita sul gommone nel canyon, raggiunta dal marito con cui ha litigato. Danno un passaggio a due sconosciuti che si riveleranno malviventi.
RECENSIONI
Meryl Streep si concede al thriller di genere, di cui sa che Curtis Hanson è un esperto. Niente da ridire sulla sua interpretazione, sullo splendore naturale del canyon, sullo storyboard delle difficili e spettacolari riprese del regista nelle diaboliche rapide del “Gauntlet”. Il problema è la pilotata sceneggiatura di Denis O’Neill, che copia La Magnifica Preda di Otto Preminger e trasforma Un Tranquillo Weekend di Paura in un artificioso, ammiccante dramma familiare femminista, studiato a tavolino per compiacere, da un lato, i valori della famiglia media statunitense, dall’altro il nuovo modello di donna volitiva, ecologista e con i pantaloni, mater familias che soppianta la figura paterna debole e secondaria, mera pedina di un presepe casalingo: l’occhialuto papà/David Strathairn soccombe nella lotta con il banale psicopatico di turno non in quanto “tecnicamente” debole (gli sferra un cazzotto potente), ma perché non sa combattere, la cultura di cui è l’espressione l’ha esautorato del proprio ruolo. I dettagli non sono tanti, eppure sono tutti ragionati per la retorica sentimentale e l’elegia della famiglia compatta, tanto ossequiosi in tal senso da ammazzare qualsivoglia spontaneità e creatività, per giungere agli sviluppi più scontati: il padre riacquisterà il rispetto del cane (!) e del figlio, passando attraverso le maglie del personaggio di Kevin Bacon, simbolo della perturbazione che dall’interno (il litigio) è trasposta all’esterno (il pericolo che unisce). La ruffianeria impera e la meccanica della suspense è routinaria.
