Arti Marziali

THE PROTECTOR – LA LEGGE DEL MUAY THAI

Titolo OriginaleTom yum goong
NazioneThailandia
Anno Produzione2005
Durata87’

TRAMA

Allenato dal padre per essere un protettore degli elefanti reali, Kham insegue i malviventi che li hanno rapiti e portati in Australia: si ritrova contro un’organizzazione criminale immanicata con le forze di polizia.

RECENSIONI

Ong-Bak era accettabile: racconto puerile e messinscena effettistica, ma l’arte del Muay Korat di Tony Jaa lasciava senza fiato. In questo caso invece, quest’ultima si esaurisce in una sequela noiosa di arti spezzati, secondo coreografie ideate da Tony Jaa basandosi sui movimenti degli elefanti. Il resto lo fanno i quattro sceneggiatori con un tripudio di ridicolo involontario: tracce di commedia immancabili a parte (per lo più affidate alla spalla comica di Petchtai Wongkamlao), la parola d’ordine è la purezza di intenti dei personaggi, con tonfi imbarazzanti nel kitsch e totale assenza di autoironia, credibilità e coerenza. La sconsideratezza dell’operazione si specchia nella follia di incroci di personaggi e strutture gerarchiche (al vertice delle quali, infine, scopriamo un transessuale) e in scene “serie” senza coscienza pop, come quella in un bad-guy suona la sirena, la regia inquadra vari punti della città di Sidney e compaiono all’istante bikers, skaters e motociclisti da I Guerrieri della Notte (armati di luci tubolari al neon…). Le scorciatoie narrative scult, poi, non si contano (l’eroe arrestato, legato con una corda e non ammanettato, per permettergli di liberarsi). La versione originale di 108’ avrà meno buchi esplicativi, ma la copiosità di “errori” non fa ben sperare. Pinkaew ambisce al film d’azione spettacolare con mezzi considerevoli, ma non è capace: vedere la corsa fra motoscafi all’inizio, depotenziata da un montaggio di soli dettagli ed esplosioni che dimenticano la dinamica dell’azione. Se nella scena del tempio in fiamme (digitali) non si sente neanche il bisogno di un pretesto narrativo per far scontrare Jaa contro vari campioni pittoreschi, stile L’Ultimo Combattimento di Chen, c’è almeno un brano ostentato e riuscito: il lungo piano sequenza (4’) con l’eroe che entra nel “palazzo”, sale le scale seguito da una steadycam con grandangolo, e affronta vari scagnozzi in “tempo reale”. La sincronia deve essere stata ardua. Il titolo originale indica una zuppa tailandese (il racconto spiega perché). All’aeroporto Jaa incontra un suo idolo, Jackie Chan (ma è un sosia), mentre la rockstar locale Sek Loso il cameo lo fa davvero. Comunque sia, un evento per la cinematografia thailandese, che ha esportato con successo il film in tutto il mondo.