TRAMA
1971, prigione di Attica, New York: recluta delle guardie carcerarie, Michael Smith si rende conto che i normali diritti dei prigionieri sono disattesi da un sistema repressivo e brutale. Fra i reclusi c’è l’attivista politico Jamaal X, che guiderà la rivolta chiedendo di trattare con il governatore.
RECENSIONI
Dopo L’Anno del Terrore, sul terrorismo in Italia, John Frankenheimer ci ha preso gusto e si affida allo sceneggiatore Ron Hutchinson per due pellicole Tv politiche/di denuncia e ispirate a fatti di cronaca (l’altra, dello stesso anno, è Il Fuoco della Resistenza, sulla rivolta civile contro il disboscamento in Brasile). In carcere il suo cinema c’era già stato, in modo più poetico, ai tempi di L’Uomo di Alcatraz. A non funzionare, in quest’opera pensata in grande fra soldi investiti e attori coinvolti, è proprio lo script, che commette prima una scelta opinabile, poi un errrore: la prima riguarda il punto di vista, che non si focalizza sull’argomento più importante (le condizioni disumane in carcere) ma preferisce osservare con gli occhi di una recluta, con i dovuti e poco interessanti sipari sulla sua vita privata. Il secondo, di cui si fa complice Frankenheimer, riguarda proprio il profilo psicologico di questo protagonista, totalmente irrisolto (dà una mano anche il mediocre doppiaggio italiano): presentato come hippie contrario agli abusi in prigione, ad un certo punto, senza alcun segnale, cambia “carattere” (ma solo sua moglie se ne lamenta) e non sappiamo neanche in che modo. Poi, dopo la rivolta, invece che appoggiare gli insorti come ci si aspetterebbe, tira fuori un incomprensibile moto d’orgoglio. Frankenheimer e Hutchinson, in realtà, con quest’ultima mutazione avrebbero voluto lanciare il messaggio che la violenza è sbagliata su entrambi i fronti, ma c’è un notevole buco di sceneggiatura e messinscena. Per il resto, l’approccio realistico al tutto è buono, gli interpreti in parte e la scena finale davvero impressionante
