THE PRESIDENT’S LAST BANG

Anno Produzione2005

TRAMA

È la più recente e controversa tra le opere di Im Sang Soo. Osteggiata dal figlio del presidente Park Chung-hee, che trascinò in tribunale l’autore accusandolo di demonizzare l’immagine del padre, la pellicola è stata a lungo bloccata dalla censura, con il veto sulla proiezione di quattro minuti di materiale documentaristico. La produzione ha deciso di lasciare comunque nella versione definitiva i quattro minuti incriminati, proiettandoli come schermo nero. Già forte di numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, l’opera pare destinata ad una diffusa distribuzion

RECENSIONI

Questo film è basato su una storia vera: l'assassinio del presidente Park Chung-hee. Il presidente sud coreano Park prese il potere con un colpo di stato nel 1961 e governò per 18 anni con poteri quasi dittatoriali. Nell'ottobre del 1979, studenti e lavoratori chiesero la democrazia e protestarono contro il regime di Park. Ma l'esercito di Park schiacciò facilmente i manifestanti.

Quella che avete appena letto è la didascalia che apre lo strepitoso thriller politico The President’s Last Bang, il miglior film della rassegna, secondo chi scrive. Già con A Good Lawyer's Wife Im Sang Soo aveva dato prova di un indiscutibile talento registico, ma qui siamo davvero dalle parti del capolavoro. Con una messa in scena semplicemente sontuosa e una sicurezza stilistica inesorabile, il cineasta coreano si avvicina gradualmente ai personaggi, li osserva dall’esterno, li scruta attentamente, facendo emergere i loro caratteri dai comportamenti e dalla nuda azione. La sceneggiatura (scritta dallo stesso Im) schiva ogni sottolineatura didascalica e ogni scorciatoia psicologistica, lasciando scaturire i dialoghi dalle situazioni concrete e dalle dinamiche drammatiche. Ne emergono figure vigorosamente scolpite, assolutamente credibili, sulle quali svettano il disilluso e spossato direttore della KCIA Kim (un dolentissimo Baek Yun-shik) e il suo braccio destro, il giovane e risoluto Agente Capo Ju (Suk-kyu Han: monumentale). Il complotto ai danni del Presidente Park e del Comandante delle guardie Cha prende progressivamente corpo, dando il senso di una manovra offensiva essenziale ma ben congegnata, un vero e proprio accerchiamento compiuto da un manipolo di uomini pronti a tutto. Con una tensione implacabile, un ritmo tambureggiante e uno sguardo che ricorda il Michael Mann di Heat o il John Frankeheimer dei giorni migliori, Im Sang Soo racconta un episodio cruciale della vita politica coreana, dal momento che dopo l’eliminazione del generale Park le cose cambieranno radicalmente. Numerosissimi i momenti di forma che mettono i brividi: focalizzazioni mobili, sfocature, riflessi, pulsazioni frastornanti, carrelli sontuosi e campi lunghi di maestosa classicità. Ma soprattutto, dopo un’ora di film, un dolly dall’alto che accompagna l’agente Ju in una passeggiata nel teatro del massacro, volteggiando sulla sua testa con grave, luttuosa fatalità.