Fantascienza, Netflix

THE MIDNIGHT SKY

Titolo OriginaleThe Midnight Sky
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2020
Durata118'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Anno 2049: l’aria sulla terra è diventata nociva e l’astronomo Augustine Lofthouse vive, da solo, in una stazione scientifica nell’artide, fino a quando si accorge di essere in compagnia di una bambina.

RECENSIONI

The Midnight Sky sembra un film sincero e poco furbo. Poco furbo perché, pur concedendo qualche passaggio, peraltro riuscito, alla spettacolarità, per la maggior parte del tempo si adagia su ritmi compassati poco consoni all’intrattenimento facile. Clooney si mostra, cioè, sinceramente interessato alla storia che racconta e mette tutto al servizio dell’epicentro emotivo del film, ossia il rapporto padre figlia. E lo fa con l’umiltà, e in parte la sfrontatezza, di chi ha imparato una lezione dai maestri, prendendoli da esempio senza timore di passare da copione. Di alcuni è stato allievo diretto, come Cuaròn e Soderbergh (e per traslato Tarkovskij), da altri ha candidamente attinto a piene mani (Nolan, De Palma, Shyamalan, solo per citarne tre). Dimostrando di averla capita, la lezione. Tutta la sequenza che si conclude con la morte di Maya, un po’ Gravity un po’ Mission To Mars, è girata e montata con competenza e sicurezza, e la chiosa col sangue sospeso a gravità zero ha una sua precisa drammaticità fantascientifica. Discorso simile per l’arcinota e abusata struttura narrativa con agnizione – e lenta costruzione della suspense in montaggio parallelo - che è gestita con efficacia fino alla fine, quando riesce a risolversi senza infastidire o suonare macchinosa e insincera ma, di nuovo, mostrandosi funzionale al racconto. E, volendo, mettendo anche una pezza nei passaggi meno credibili (SPOILER: col senno di poi, a partire dal momento in cui compare la bambina/figlia, probabilmente quello che viene mostrato nel film non va più interpretato alla lettera ma come il racconto poco lucido e in parte immaginario di Augustine; un viaggio quasi metaforico del padre che fa letteralmente di tutto - andando anche oltre le proprie possibilità – per salvare le due Iris - quella nella sua testa, bambina, lì con lui e quella reale nello spazio -. Allora la sequenza del lupo nella bufera, quella della motoslitta finita nell’acqua gelida ecc, obiettivamente poco realistiche e dall'atmosfera, come si diceva una volta, "onirica", vanno ricollocate sotto un’altra luce. Tra l’altro, apprezzabile che anche il percorso interno della relazione emotiva tra Augustine e la piccola proiezione di Iris ripercorra quello reale, con indifferenza/rifiuto iniziale e successivo avvicinamento, sfociato in amore, amplificato anche dai sensi di colpa).
Certo, non è un film perfetto, l’ultimo di Clooney, non foss’altro che per il fatto di collocarsi in una terra di nessuno che rischia di scontentare sia lo spettatore in cerca di entertainment fantascientifico, sia quello più smaliziato che, probabilmente, sente odore di vorrei-ma-non-posso e non troverà abbastanza – o punta – serietà/autorialità (si fa per capirsi). Ci sta. Resta il fatto che The Midnight Sky, se preso per il verso giusto, non è affatto male.