THE LIVING AND THE DEAD

Anno Produzione2006

TRAMA

Il dramma di Donald Brocklebank, un lord decaduto ormai travolto dai debiti, che assiste impotente allo sgretolarsi della propria famiglia, con la moglie gravemente malata e un figlio, James, la cui mente malata desta ulteriori preoccupazioni. Quando lo schizofrenico James non saprà più distinguere la realtà da fantasie sempre più macabre e morbose, il delirio sarà completo.

RECENSIONI

La caduta della casa Brocklebank

Da un lato è pienamente condivisibile che al Ravenna Nightmare 2007 il premio per il miglior lungometraggio, l’Anello d’Oro, sia andato all’ottimo The Ugly Swans di Kostantin Lopushansky. Ma per il resto non dispiace che la spaccatura creatasi in giuria abbia portato ad una Menzione Speciale per The Living and the Dead, forse la visione più angosciante di tutto il festival.
Simon Rumley si aggiunge così a quella fitta schiera di cineasti britannici che in questi anni hanno saputo stupire, partendo spesso da un budget bassissimo ma evidenziando come la qualità delle idee, se associata ad interpreti adeguati e locations ricche di suggestioni, possa fare miracoli. The Living and the Dead è in tal senso un film davvero scioccante. A partire dall’ambientazione, una residenza dall’architettura severa e dalle stanze fatiscenti persa nella brughiera inglese, la pellicola di Rumley accumula segni perturbanti a profusione, trovando poi in alcuni elementi del cast, davvero encomiabili, la chiave di volta per proporre in modo agghiacciante i misteri di una mente turbata. I criteri della rappresentazione oscillano di continuo tra realtà e stati allucinatori, accompagnando così i deliri di James, un giovane schizofrenico. Si rimane perciò atterriti dalla natura, assai disturbante, dei contatti fisici, con particolare riferimento a quelli che il ragazzo intrattiene con altri membri della famiglia, Lord Brocklebank suo padre ma soprattutto Nancy, la madre costretta a letto da una grave malattia. Ed è proprio quando Donald Brocklebank, assediato dalle difficoltà finanziare, è costretto ad allontanarsi dalla solitaria dimora, che le turbe psichiche dello sventurato James prendono il largo, spingendolo a tormentare la madre nell’illusione di potersi sostituire all’infermiera per le cure a lei necessarie. Gli stati alterati di coscienza del ragazzo sono resi magnificamente dalle parentesi allucinatorie e da un montaggio compulsivo, quasi ipnotico, che enfatizza il ripetersi meccanico dei gesti; e lo fa così bene da ricordare, a tratti, certe cifre stilistiche di Darren Aronofsky, specialmente quello di Requiem for a Dream. La rovina della casata per l’ormai decaduto Lord Brocklebank si avvicina a velocità spaventosa, lasciando un profondo senso di smarrimento.

                  Stefano Coccia