Recensione, Thriller

THE LINCOLN LAWYER

Titolo OriginaleThe Lincoln Lawyer
NazioneUSA
Anno Produzione2011
Genere
Durata119'
Sceneggiatura
Tratto dadal romanzo omonimo di Michael Connelly
Fotografia
Montaggio

TRAMA

Michey Haller è l’avvocato più cool di Los Angeles.

RECENSIONI

Una Lincoln Town Center con tanto di autista personale sfreccia tra le vie di Los Angeles trasportando una vera e propria star. Mickey Haller dal portamento quasi più vicino a un boss malavitoso che a un avvocato, si tiene incollata la mdp gestendo quasi con sarcasmo la nevrosi e la concitazione tipica del suo lavoro. Al di sopra di tutto e tutti, confida pienamente nei suoi mezzi e in una antietica neutralità che gli permette di gonfiare il suo ego grazie al numero interminabile di cause vinte. E il destino gli invia l'ennesimo 'trofeo', questa volta promettente una valanga di verdoni. Non importa se chi dovrà difendere  sembri palesemente l'assassino, poiché, alla faccia di chi lo giudica chiedendogli se riesce a dormire la notte nel salvare la feccia, a contare è il verdetto finale. Basta esserne pienamente convinti, e la sua targa la dice lunga: NTGUILTY, non colpevole.

Il caso del giovane Roulet innesta però la necessaria crisi ad una facciata che si ritroverà a fare i conti con un passato male interpretato, ripristinando l’eterno conflitto morale sul ruolo di una Giustizia il cui meccanismo spesso vive di compromessi troppo lontani dalla realtà vera. Nella radicale volontà di convertire  il proprio operato, un bel ribaltamento di prospettive porterà Haller  a dover difendere il vero colpevole contro se stesso, la sua incolumità e quella della sua famiglia, dando inizio a un topico conflitto tra l’uomo istituzionale, legato a delle regole prestabilite, e quello privato, potenzialmente più vero, che queste regole può, entro certi limiti,  romperle, rivendicando un propria e personale redenzione. Il rapporto confidenziale con il cliente diventa paradossalmente l’ostacolo da superare, un dovere indiscutibile da aggirare in un ridimensionamento del proprio personaggio e della propria intoccabilità. Credo di non saper più riconoscere un innocente, è la confessione disperata di Haller alla ex-moglie, ormai vicino ad un abisso che per la prima volta lo obbligherà a prendersi sulle spalle tutte le responsabilità morali fino a quel momento snobbate.

Tratto dal romanzo omonimo  di Michael Connelly, The Lincoln Lawyer si incastra bene in una struttura classica che mantiene un approccio leggero alla narrazione, gestita con molta attenzione nei confronti degli eventi, quasi mai in pasto a sottolineature metaforiche. Scorre pimpante il gioco di intrecci che risanerà la crisi  di Haller, riesce a toccare incisivamente il suo aspetto umano, approfondendone la psicologia (il rapporto marginale con la ex moglie, ma fondamentale per la trasformazione del protagonista), delineando la critica del contesto sociale nel quale agisce (l'apparente immunità  dell'alta borghesia americana contro lo stereotipo dei cosiddetti outsider), ridimensionando lo spazio del processo vero e proprio (l'istituzione è quasi un ostacolo alla rivendicazione dell'innocenza, il privato - domestico - è la causa e anche antidoto della colpa), senza togliere il respiro a un'opera che vive perlopiù nella attesa del thrilling. Un legal thriller che rivendica il suo status di genere soprattutto nella seconda parte,  dinamizzando il cambiamento interiore di Haller che si riflette in una corsa serrata contro il tempo. Lo stile si adagia un po' sul cliché visivo, la fotografia si uniforma al più tipico stato iperreale della fiction americana, con camera a mano traballante, prevalenza del notturno ed enfasi emotive nei dialoghi, ma tutto questo non disturba un granché grazie soprattutto a un McConaughey in una forma smagliante, un vero e proprio trascinatore di un intreccio che, sebbene non inventi niente, mantiene per tutta la sua durata una fresca piacevolezza. Persino il continuo gioco dei flashback una volta tanto non è fine a se stesso.Ben venga