Commedia, Drammatico, Recensione

THE HELP

Titolo OriginaleThe Help
NazioneU.S.A./India/Emirati Arabi
Anno Produzione2011
Durata137'
Sceneggiatura
Tratto dadal romanzo L'aiuto di Kathryn Stockett
Scenografia

TRAMA

Jackson, Mississippi, anni Sessanta. La giovane Skeeter, aspirante giornalista, decide di raccogliere in un libro le esperienze di vita delle domestiche di colore che lavorano per i suoi conoscenti. Sarà un inferno (ma anche no).

RECENSIONI

Il cambiamento comincia con un sussurro: questa la tagline del manifesto originale. Di sussurri, risatine, smorfie e sospiri il film è pieno, anzi rigurgita. Manca però il cambiamento, vale a dire un punto di vista che collochi questa graziosa (nelle intenzioni) e aggraziata (anche troppo) commedia umana un gradino al di sopra del cerimonioso polpettone televisivo che finisce per essere. Anche la durata (due ore abbondanti) è in tal senso indicativa: fa tanto 'film impegnato' ma non supera la lunghezza tollerabile per una tranquilla serata di svago 'intelligente'. A stento ravvivato da alcune gag riuscite (incentrate sostanzialmente sui personaggi di Minny Jackson e delle sue due padrone, l'anziana e non troppo rimbambita Mrs. Walters e la giovane white trash Celia), il film di Tate Taylor si trascina pesante e didascalico, fitto di parole e povero di dramma nel senso più autentico del termine. La Storia è uno sfondo confuso e amorfo, il brusio lontano di un televisore proibito, e questa potrebbe anche essere una scelta funzionale alla descrizione di un Mississippi fuori dal tempo, in cui il sedicente progresso (i dogmi edilizi e igienici propagandati dalla perfida Hilly) si nutre di ostilità antichissime e sale costantemente sparso sulle ferite, ma i tormenti dei personaggi (equamente ripartiti fra emancipazione razziale, liberazione della donna, conflitti generazionali, lutti implosi, aspirazioni sentimentali e professionali) risultano risaputi e forzati, sospesi tra enfasi letteraria e un'aspirazione alla lucidità, al disincanto, persino al grottesco (i ricordi e le annotazioni di Aibileen, la figura della madre di Skeeper) subito disattesa dalla convenzionalità della messinscena e dal miele profuso in quantità, malgrado un cast (quasi tutto femminile) meritevole di ben altra direzione e che, in assenza di una guida adeguata, non fa che brillare di luce propria, guadagnando in almeno un caso (Jessica Chastain, irresistibile in un ruolo di bionda oca e/ma sensibile, uno di quelli per cui l'Academy stravede da sempre) un posto in prima fila per la notte degli Oscar.