TRAMA
Jackson, Mississippi, anni Sessanta. La giovane Skeeter, aspirante giornalista, decide di raccogliere in un libro le esperienze di vita delle domestiche di colore che lavorano per i suoi conoscenti. Sarà un inferno (ma anche no).
RECENSIONI
Il cambiamento comincia con un sussurro: questa la tagline del manifesto originale. Di sussurri, risatine, smorfie e sospiri il film è pieno, anzi rigurgita. Manca però il cambiamento, vale a dire un punto di vista che collochi questa graziosa (nelle intenzioni) e aggraziata (anche troppo) commedia umana un gradino al di sopra del cerimonioso polpettone televisivo che finisce per essere. Anche la durata (due ore abbondanti) è in tal senso indicativa: fa tanto 'film impegnato' ma non supera la lunghezza tollerabile per una tranquilla serata di svago 'intelligente'. A stento ravvivato da alcune gag riuscite (incentrate sostanzialmente sui personaggi di Minny Jackson e delle sue due padrone, l'anziana e non troppo rimbambita Mrs. Walters e la giovane white trash Celia), il film di Tate Taylor si trascina pesante e didascalico, fitto di parole e povero di dramma nel senso più autentico del termine. La Storia è uno sfondo confuso e amorfo, il brusio lontano di un televisore proibito, e questa potrebbe anche essere una scelta funzionale alla descrizione di un Mississippi fuori dal tempo, in cui il sedicente progresso (i dogmi edilizi e igienici propagandati dalla perfida Hilly) si nutre di ostilità antichissime e sale costantemente sparso sulle ferite, ma i tormenti dei personaggi (equamente ripartiti fra emancipazione razziale, liberazione della donna, conflitti generazionali, lutti implosi, aspirazioni sentimentali e professionali) risultano risaputi e forzati, sospesi tra enfasi letteraria e un'aspirazione alla lucidità, al disincanto, persino al grottesco (i ricordi e le annotazioni di Aibileen, la figura della madre di Skeeper) subito disattesa dalla convenzionalità della messinscena e dal miele profuso in quantità, malgrado un cast (quasi tutto femminile) meritevole di ben altra direzione e che, in assenza di una guida adeguata, non fa che brillare di luce propria, guadagnando in almeno un caso (Jessica Chastain, irresistibile in un ruolo di bionda oca e/ma sensibile, uno di quelli per cui l'Academy stravede da sempre) un posto in prima fila per la notte degli Oscar.