
TRAMA
Chelsea è una escort d’alto borgo, fidanzata con Chris che fa il personal trainer. Si innamora di un cliente.
RECENSIONI
Steven Soderbergh fagocita la sceneggiatura dei David Levien e Brian Koppleman di Ocean’s Thirteen: con il montaggio (sparge nella drammaturgia schegge di brani unici temporalmente consecutivi), nei modi di ripresa fra mockumentary e reportage (Godard è sempre un nume tutelare, ma ha citato anche, per quanto invisibili, Deserto Rosso e Sussurri e Grida), e con la provocazione metalinguistica (chiama a protagonista del suo Whore la vera pornostar Sasha Grey, alter ego iconoclasta in altro settore). Un film che ogni esordiente senza budget gli invidierebbe (16 giorni di riprese, 1,7 milioni stanziati, distribuzione simultanea in sala, via satellite digitale e Dvd come Bubble, che richiama anche esteticamente). La vacuità della parte iniziale è spossante ma, a conti fatti, non si può non apprezzare l’ennesima prova originale dell’autore che analizza il mestiere della prostituzione, si pone domande (anche sulle relazioni amorose, stile Sesso, Bugie e Videotape) ma è più interessato a fare del suo film free jazz una testimonianza della crisi economica, messa in bocca a tutti i personaggi. Attraversata dal commento sonoro di un percussionista di strada, nel film non manca l’ironia, ben esemplificata dalla magnifica chiusura (il cliente abituale ebreo che viene solo abbracciandola). Soderbergh riprenderà il format per una serie televisiva nel 2016. Quella del titolo è una pratica con cui le prostitute fingono di essere fidanzate.
