TRAMA
1994: Martin Cahil viene giustiziato da un sicario dell’IRA. Ne ripercorriamo le gesta dall’infanzia nel quartiere povero di Hollyfield (Dublino), fino ai furti e la prigione: scaltro, a capo di una banda che lo chiama Generale, fa colpi leggendari e si prende gioco della polizia.
RECENSIONI
È un’opera in cui danzano, in sinergia, le due correnti principali del cinema di John Boorman, quella innamorata dei criminali, che ha corteggiato fin da Senza un Attimo di Tregua, e quella affascinata dallo scontro fra Natura e Civiltà, nel momento in cui “Il generale” è una figura libera da tutti i poteri, non solo quello del governo inglese, ma anche quello dell’Ira, della Chiesa, della morale comune (a un certo punto, convive con due compagne). Fatta eccezione per la prima e l’ultima parte, essenzialmente tragiche, il regista adatta il film al personaggio e viceversa nel segno della commedia, dichiarando la propria simpatia per un uomo con trovate geniali per depistare le istituzioni e rubare (vittima ne fu lo stesso Boorman: il disco d’oro mostrato). Lo schema adottato per descrivere il protagonista non è semplicistico: Cahill è un po’ Robin Hood, un po’ l’eroe del proletariato, un po’ un “terrorista” contro i conquistatori, senz’altro un padre di famiglia affettuoso e, quasi sempre, un amico leale. Ma è anche un uomo che, come dice a un certo punto sua moglie, non si fa scrupoli davanti a niente pur di raggiungere i propri scopi, che forse si riassumevano nel voler giocare con tutto e tutti. Una figura complessa, forse anche più del film che la rappresenta, quando rischia di ridursi alla messinscena di una truffa dietro l’altra. Brendan Gleeson è semplicemente immenso.
