Horror, Recensione

THE FINAL DESTINATION 3D

Titolo OriginaleThe Final Destination
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2009
Genere
Durata80'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

La solita, spettacolare premonizione, la solita strage splatter. Il buon vecchio Final Destination.

RECENSIONI

Wong - Ellis - Wong - (fortunatamente) Ellis. Questa sana alternanza registica conferma che è Ellis, e non l'ideatore Wong, la vera mente teorica della saga. Nello specifico, Ellis sembra aver perfezionato il lucido e soprattutto ludico meccanismo autoreferenziale che sottende tutto il Final Destination affaire. Se già l'idea di fondo ci è sempre parsa ottima – scarnificare il teen horror per lavorarlo 'in purezza' - e il II capitolo sequel-remake la palesava a dovere, questo IV The Final Destination chiude evidentemente il cerchio. La riproposizione identica della struttura è ormai una coperta linusiana di cui lo spettatore-fan non può, consapevolmente, fare a meno, e che (lo) invita simpaticamente a giocare: Flashforward onirico/premonitore iniziale, ecatombe scandita col metronomo con ogni (pirotecinica) morte preceduta da un micro-criptico flashforward che riproduce, concettualmente e strutturalmente, l'incipit del film - con l'aggiunta della componente decifratoria degli indizi visivi e sonori da analizzare e riconoscere -.   Non si pensi a una constatazione ovvia o anacronistica (tutto l'horror post-scream è, per sua natura, 'ludico'): questo di Ellis è l'unico horror veramente terminale, che con apparente leggerezza compie l'ultimo passo di destrutturazione di un genere, ossia la rinuncia definitiva a quella 'trama' e che dei teen horror è sempre stata l'inutile palla al piede. Qui no, qui c'è solo lo stretto indispensabile: tipi monodimensionali che vanno incontro a morti orribili quanto dettagliate. A simple plan. Non ci sembra infine secondario l’altro piccolo, grande primato stabilito da Ellis: fare qualcosa di significativo co’ ‘sto benedetto 3D. TFD è il primo film nel quale la visione protesizzata è, per così dire, la conditio sine qua non: la (pre)visione finale e decisiva, ambientata in un cinema 3D, è infatti giocata sulla tridimensionalità che “inganna” personaggio e spettatore, i quali scambiano un’esplosione dello schermo con un’esplosione nello schermo, scambio che permette di costruire un’ottima, divertente e ludica sequenza di suspense con sorpresa/rivelazione finale. E tutto, è bene ribadirlo, grazie al 3D raddoppiato e come costruito in abisso. Forse è presto per buttar giù proporzioni del tipo Kurosawa : Flashback = Ellis : 3D ma, rispetto a tutto il fumo negli occhi(ali polarizzati) gettato fino ad ora, questa piccola intuizione ci pare quantomeno un inizio verso un utilizzo propriamente cinematografico di una tecnologia fino ad ora destinata a un uso themeparkistico  e ben poco rilevante (uso al quale, comunque, TFD certo non rinuncia, anche se in modo più fantasioso e fresco della media).