TRAMA
La solita, spettacolare premonizione, la solita strage splatter. Il buon vecchio Final Destination.
RECENSIONI
Wong - Ellis - Wong - (fortunatamente) Ellis. Questa sana alternanza registica conferma che è Ellis, e non l'ideatore Wong, la vera mente teorica della saga. Nello specifico, Ellis sembra aver perfezionato il lucido e soprattutto ludico meccanismo autoreferenziale che sottende tutto il Final Destination affaire. Se già l'idea di fondo ci è sempre parsa ottima scarnificare il teen horror per lavorarlo 'in purezza' - e il II capitolo sequel-remake la palesava a dovere, questo IV The Final Destination chiude evidentemente il cerchio. La riproposizione identica della struttura è ormai una coperta linusiana di cui lo spettatore-fan non può, consapevolmente, fare a meno, e che (lo) invita simpaticamente a giocare: Flashforward onirico/premonitore iniziale, ecatombe scandita col metronomo con ogni (pirotecinica) morte preceduta da un micro-criptico flashforward che riproduce, concettualmente e strutturalmente, l'incipit del film - con l'aggiunta della componente decifratoria degli indizi visivi e sonori da analizzare e riconoscere -. Non si pensi a una constatazione ovvia o anacronistica (tutto l'horror post-scream è, per sua natura, 'ludico'): questo di Ellis è l'unico horror veramente terminale, che con apparente leggerezza compie l'ultimo passo di destrutturazione di un genere, ossia la rinuncia definitiva a quella 'trama' e che dei teen horror è sempre stata l'inutile palla al piede. Qui no, qui c'è solo lo stretto indispensabile: tipi monodimensionali che vanno incontro a morti orribili quanto dettagliate. A simple plan. Non ci sembra infine secondario l’altro piccolo, grande primato stabilito da Ellis: fare qualcosa di significativo co’ ‘sto benedetto 3D. TFD è il primo film nel quale la visione protesizzata è, per così dire, la conditio sine qua non: la (pre)visione finale e decisiva, ambientata in un cinema 3D, è infatti giocata sulla tridimensionalità che “inganna” personaggio e spettatore, i quali scambiano un’esplosione dello schermo con un’esplosione nello schermo, scambio che permette di costruire un’ottima, divertente e ludica sequenza di suspense con sorpresa/rivelazione finale. E tutto, è bene ribadirlo, grazie al 3D raddoppiato e come costruito in abisso. Forse è presto per buttar giù proporzioni del tipo Kurosawa : Flashback = Ellis : 3D ma, rispetto a tutto il fumo negli occhi(ali polarizzati) gettato fino ad ora, questa piccola intuizione ci pare quantomeno un inizio verso un utilizzo propriamente cinematografico di una tecnologia fino ad ora destinata a un uso themeparkistico e ben poco rilevante (uso al quale, comunque, TFD certo non rinuncia, anche se in modo più fantasioso e fresco della media).
