TRAMA
Il processo all’Obersturmbannführer Otto Adolf Eichmann, visto attraverso il lavoro della troupe televisiva guidata dal produttore Milton Fruchtman e dal regista Leo Hurwitz.
RECENSIONI
Punti di vista sul Male: lo sguardo di un occhio invisibile e instancabile si fissa sul volto del mostro, ma l'indagine si risolve in un nulla di fatto. La maschera dura e tragica di Eichmann non si scompone, sembra scalfita dalle deposizioni dei testimoni, ma è solo un attimo: il gelo, l'indifferenza dominano ancora una volta il campo. Avidi di conoscenza, intrisi di morbosa curiosità e al tempo stesso indifferenti, perché soffocati da troppi stimoli differenti, gli spettatori del 1961, come quelli di oggi, si ritrovano impotenti a fissare uno schermo che rimanda atrocità al tempo stesso inconcepibili e antiche quanto l'essere umano. Più delle immagini possono, forse, le parole, che inchiodano l'ufficiale nazista alle sue (assunzioni di) responsabilità e permettono alle sue vittime, come alle vittime di ogni tempo e paese, di evocare il passato (ma non tutte le voci possono elevarsi, come dimostra il forzato silenzio di Hurwitz, colpito dalle liste di proscrizione maccartiste). Attorno ai documenti d'epoca, agghiaccianti nella loro solo apparente 'semplicità' e 'immediatezza' (The Eichmann Show ribadisce quanto lavoro, quante incertezze e incomprensioni si celino dietro simili caratteristiche), il film orchestra un tessuto di azioni semplici e ripetitive, la routine artigianale dell'informazione che può (come in questo caso) diventare un'opera d'arte (produce, superfluo forse precisarlo, la BBC): i drammi individuali (i timori di Fruchtman, l'ossessione di Hurwitz per i suoi 'eroi') sono accennati, ridotti a schegge appena sfiorate dall'intreccio, utili solo a evidenziare, per contrasto, una tragedia di più vaste proporzioni, quella dell'uomo comune che scopre in sé, sotto le apparenze della vita quotidiana, le tracce, i sintomi del Male.