Drammatico, Recensione

THE COUNTRY TEACHER

Titolo OriginaleVenkovský ucitel
NazioneRepubblica Ceca, Germania, Francia
Anno Produzione2008
Durata113'

TRAMA

Un giovane insegnante dal curriculum straordinario accetta un lavoro come docente di scienze naturali in una scuola elementare di campagna. Fa amicizia con una donna e suo figlio diciassettenne e stringe con loro una bella amicizia. Un giorno l’ex-fidanzato dell’insegnante arriva in visita e subito capisce che nessuno al villaggio è a conoscenza del fatto che loro sono gay…

RECENSIONI

A Country Teacher è un film sul faticoso cammino dentro la ricerca del sé, un luogo tutto fisico dove ogni umanità si mostra preziosa nella sua unicità. La diversità di Peter, un insegnante omosessuale fuggito da Praga per nascondersi in un piccolo paese di provincia, può librarsi nella vita come un dono solo aprendosi nello spazio di un’esistenza che si dà come momento condiviso e libero dal perdono. Nel film questa diversità si appella allo spazio fisico del protagonista per dare corpo alla sua voce, secondo un percorso progressivamente sempre più intimo: dal grande centro di fuga (la città con tutti i suoi fantasmi), passando per lo spazio “vicino” della prigionia personale, fino all’incontro con l’altro (Marie e suo figlio Leda, il giovane contadino da cui Peter è attratto), il luogo della comprensione reciproca custodito in una stanza. La fuga da una parte all’altra, con il regista che sceglie sensibilmente di posizionarsi nell’immediato esterno, porterà Peter a varcare la soglia di un nuovo equilibrio prossimo alla felicità. Un film che ha la sua forza negli splendidi attori e nel suo procedere costantemente levando di tono.

Diventa quello che sei

Un ragazzo accetta di insegnare in un paese lontano dalla città. Entra nel microcosmo rurale, si fa accettare dalla comunità, ma la convivenza in una fattoria con una vedova alle prese con il figlio adolescente crea qualche problema di relazione. Il professore è infatti omosessuale ed è attratto dal ragazzo, mentre la madre è attratta da lui. Un classico triangolo, in cui si finisce per amare chi non ricambia ed essere amati da chi non si ama, ma in salsa cecoslovacca. Per ravvivare il soggetto il regista Bohdan Slama, anche sceneggiatore, abbina due altrettanto classici percorsi. Da una parte quello della risolutiva presa di coscienza di sé. Dall’altro quello dello straniero che destabilizza gli equilibri della nuova comunità in cui si inserisce. L'andamento è molto pacato, con il tentativo di dare risalto all'introspezione e ai differenti stati d’animo. Scelta in grado di favorire l’empatia, grazie agli approfondimenti delle psicologie, ma non sempre vincente a causa nella staticità della messa in scena. Sono soprattutto alcuni momenti chiave a lasciare il segno (il “coming out” del protagonista in famiglia, l’abuso “morbido” nei confronti dell’adolescente inquieto), ma l’insieme rischia più volte di perdere compattezza in seguito a svolte buttate un po’ lì (la ragazzina che fugge con l’amico, la morte della nonna). Se alcune scelte narrative appaiono poco credibili (la reazione della madre alle presunte molestie sul figlio), si fa apprezzare proprio la capacità del regista di rendere imprevedibile un tragitto nel complesso assai rodato. Determinante il contributo del cast. Il protagonista Pavel Liska riesce a non restare vittima della rigidità del personaggio e Zuzana Bydzovskà dona alla madre dolente un'energia e una vitalità che bucano lo schermo.