TRAMA
Dublino: due ragazzi proletari tentano di formare una band di revival soul anni sessanta. Si unisce a loro un musicista che vanta di aver suonato con “i più grandi” e di essere mandato dal “signore”.
RECENSIONI
Dal primo romanzo della cosiddetta “trilogia di Earltown” (paese fittizio che simboleggia la periferia di Dublino) di Doyle, una commedia strepitosamente divertente, colma di soul (musicale e non), di personaggi pennellati magistralmente da Parker (particolarmente dotato in questo campo, vedere il miracolo che fece con i giovani sconosciuti di Saranno Famosi), infiocchettato in tocchi surreali amati dal regista (l’enigmatica figura del session-man mandato dal signore con un impegno/commitment nei confronti degli irlandesi, i più “negri d’Europa”: un revival soul per conto di Dio dopo quello blues dei Blues Brothers) e fornita di un sottotesto affatto semplicistico (non è importante avere successo ma educarsi a voler emergere dal mucchio, pretendendo di più dalla vita), pur ammettendo che, se il soul è sesso e fabbrica, ci sono più battute sessuali che rivendicazioni classiste nel film. Nel classico iter della band musicale, non mancano asti e veleni fra i suoi componenti dopo i primi successi: l’intento della pellicola, quasi liricamente, è di mettere a confronto la debolezza umana con la “magia” divina delle performance. L’ancora poco riconosciuto talento di Parker si è spesso espresso al massimo nei film musicali che, pur non evitando qui qualche facile ammiccamento e (soprattutto all’inizio) vezzi estetici pubblicitari, affronta con camaleontismo formale, adattandosi al materiale (dal prediletto barocco di opere precedenti passa qui con disinvoltura ad un registro più sobrio, con una fotografia al contempo naturalistica e ”sporca” per rappresentare il sub-urbano proletario), con estrema maestria nel connubio di musica (bellissime rivisitazioni di brani classici), montaggio e immagini, con cura del dettaglio e dovizia di particolari, e con una galleria di personaggi bizzarri (uno spasso le audizioni: il batterista-buttafuori selvaggio; il prete-rockettaro, il cantante simil Joe Cocker, laido e maiale; l’ironia sui giornalisti).
