Drammatico, Recensione

THE ADDICTION

TRAMA

Kathleen Conklin, laureanda in Filosofia, viene morsa da una vampira a New York City: la sua sete di sangue è incolmabile, ne diventa schiava come una tossicodipendente.

RECENSIONI

Pecco, “ergo sum”. Ferrara utilizza il film di vampiri per un’allegoria della dipendenza dal male degli esseri umani. Filma in un bianco e nero sporco, con giochi espressionistici d’ombre e luci, con inserti sui più atroci orrori commessi dall’uomo nel secolo (dai lager nazisti a quelli bosniaci) e, citando Sartre, Burroughs, Baudelaire, Feuerbach e Kierkegaard, disquisisce con lo sceneggiatore Nicholas St. John sul peccato innato per natura e non colpa. Siamo esseri corrotti che, di fronte all’orrore, non sono in grado di opporre un secco rifiuto perché vedono riflessa una parte di se stessi che li attrae: i “vampiri”, infatti, prima di immolare all’altare del Male le loro vittime, chiedono ripetutamente ai malcapitati di cacciarli con fermezza. La mitologia vampiresca (guardando al dimenticato Il Vampiro di Paul Landres) si adatta perfettamente all’universo morale dei due autori, ossessionati dal senso di colpa e dalla redenzione: in questo horror filosofico, i mostri della mitologia non sono più creature con poteri straordinari ma esseri umani in cui il “cancro” si palesa, trasformandoli in prevaricatori affamati di sangue (iniettato anche con siringhe) che non possono specchiarsi né sopportano la luce del Sole, per la stessa vergogna per cui gli hollywoodiani di Occhi di Serpente indossavano gli occhiali da sole. Riescono a corrompere chiunque, tranne i puri di cuore rappresentati dagli uomini di chiesa (l’unica vittima che sfugge è un prete) o gli ex-peccatori redenti con la forza di volontà (Christopher Walken): la salvezza, figurativamente, corre dall’ombra della gabbia per la schiavitù durante la vampirizzazione alla luce a “grata” che scende da un crocefisso. Film macabro, maledetto ed agghiacciante (il “party di sangue” finale: una sgradevole orgia sanguinolenta), con uno spessore speculativo insolito più per St. John che per Ferrara (pensando a Il Cattivo Tenente), permeato dal malato fascino delle attrazioni fra Bene e Male e capace di restituire il senso del peccato in quanto osservato da un punto di vista generale, sui crimini dell’umanità.