Amazon Prime, Horror, Thriller

THANKSGIVING

TRAMA

Un avido imprenditore di Plymouth, Massachusetts, in barba a ogni norma di sicurezza apre il proprio centro commerciale per il Black Friday a una rabbiosa folla a caccia di offertissime, proprio in concomitanza con la Festa del Ringraziamento. Ci scappa la tragedia. Un anno dopo un serial killer in maschera compare in città, pronto a colpire – con macabra fantasia – tutti i responsabili.

RECENSIONI

Il bizzarro sito Black Friday Death Count segnala che, al momento in cui scriviamo queste righe, sono 17 i morti (e 125 i feriti) in occasione del Black Friday nei negozi statunitensi. Morti in sconto, potremmo chiosare, se ci piacesse il black humor almeno la metà di quanto piace a Eli Roth. Ne consegue che l’entusiasmante prologo di Thanksgiving, ultima fatica del regista (che concretizza finalmente l'omonimo fake trailer inserito in Grindhouse, Tarantino e Rodriguez 2007), non è poi così fantasioso o pittoresco.
Siamo nella ridente Plymouth, Massachusetts, e il RightMart locale propone la macchina per fare i waffle con uno sconto significativo. Un’offerta da non perdere, tanto più se l’evento commerciale è concomitante con il Ringraziamento, che come tutte le feste comandate legittima le nostre più profonde pulsioni consumistiche. Così una famelica e rabbiosa folla, obnubilata dal miraggio dei saldi, trasforma il centro commerciale in un carnaio (ipermarket + folla zombificata = Romero è – oltre che sempre nei nostri cuori – in the air). I rabidi clienti si calpestano, si picchiano, e alcuni muoiono, in modi che solo le ossessioni grandguignolesche di Roth possono immaginare (nel doppio senso di concepire e di rendere immagini). Si tratta di una carneficina annunciata, che verrà insabbiata dalla politica locale e da cui scaturirà un anno dopo la comparsa di un malmostoso vendicatore mascherato.

Ecco allora che Thanksgiving è diverse cose: anzitutto il ritorno di Roth ai suoi antichi fasti; dopo le incursioni discontinue ed eventuali nell’home invasion (Knock Knock, 2015), nel poliziesco (Il giustiziere della notte – Death Wish, 2018) e addirittura nel fantastico per ragazzi (Il mistero della casa del tempo, 2018), il sodale (e in un certo senso allievo) di Tarantino rammemora le prodezze sanguinolente della triade originaria (l’horror comedy Cabin Fever, 2002, la mitologica coppia Hostel e Hostel: Part II, 2005-2007, e l’omaggio a Diodato di The Green Inferno, 2013). Thanksgiving quindi accontenta quei palati forti, che gradiscono gore e ghiribizzose svolte splatter, fin dalla fenomenale e truculenta sequenza del supermercato, e toccando più avanti vette particolarmente crudeli (la scena del forno, e non diremo altro, fa una discreta impressione).
È poi anche però efficace satira, di un sistema ideologico-politico fondato sul rapporto fra aggressività del mercato e stolidità dei consumatori, reso con il registro comico dello slasher movie à la Scream (c’è sempre in Roth una più o meno sottile vena di sarcasmo, come cifra più che estetica forse morale). Il killer mascherato invero segue lo schema classico: falcia le sue vittime una a una, designandole a partire dalle loro colpe nell’assurdo massacro dell’anno prima, naturalmente secondo una logica di contrappasso; è dotato di ascia e di un vieppiù ampio e disparato armamentario; è anonimo e una parte del divertimento sta senz’altro nel tentativo di individuare il volto dietro al camouflage (anche se, per quello che si chiama tecnicamente “miscasting”, la soluzione è un po’ sotto agli occhi di tutti).È ancora e forse sopra tutto un divertissement per “iniziati”, al genere (sì, è un film orgogliosamente di genere), e alle sue malizie, declinate attraverso gli stilemi del teen movie, che ci riporta al trentennio ‘80-2000, con una lacrima (di sangue e) di nostalgia.In sintesi: prologo di altissima carica caustica, svolgimento goduriosissimo, pre-finale con gaudente exploit macabro approvato. Il finale invece, spiace dirlo, un poco debole (con citazione a Nightmare on Elm Street, Wes Craven 1984, e vabbe'). Tutto sommato perdonabile, perché il sollazzo precedente persiste amabilmente, e l’amaro per il realismo di fondo – la messinscena di un mondo in cui ci si ammazza per accaparrarsi scadenti e poco utili elettrodomestici – ti strazia comunque abbastanza. Un Roth in buon spolvero, rispetto ai saldi di alcune opere precedenti, che sembra dirci sghignazzando: “se non puoi punirli, almeno prendili per il culo… and God Bless America!”.