TRAMA
Due veicoli spaziali si schiantano su un pianeta sconosciuto verso cui sono stati guidati da una chiamata di soccorso. I due equipaggi subiscono un’influenza malvagia che spinge i loro membri a uccidersi a vicenda.
RECENSIONI
Terrore nello spazio, frutto di una coproduzione con la Spagna e che grazie alla produzione illuminata di Lucisano vantava anche contributi statunitensi della A.I.P., si inserisce in un filone, quello della sci-fi all'italiana, che non riuscì mai ad avere quella fortuna ottenuta da altri generi cosiddetti d'importazione. Gli episodi pionieristici e pressoché isolati di Paolo Heusch (La morte viene dallo spazio, film del 1958 di cui Bava era stato efficacissimo direttore della fotografia) e del pur prodigo Antonio Margheriti/Anthony M. Dawson (Space Men, Il pianeta degli uomini spenti, I criminali della galassia con tutta la celeberrima Quadrilogia di Gamma I) non contribuirono, a causa degli scarsi riscontri di pubblico e critica, ad aprire la strada al successo del genere fantascientifico. Tuttavia Bava, consumato cultore di letteratura science-fictional, guardando potentemente alla grande stagione del cinema americano di fantascienza, Niby/Hawks (La cosa da un altro mondo) e Siegel (L'invasione degli ultracorpi) in primis, gira una pellicola di innegabile fascino mettendoci dentro tutto il suo cinema fatto fondamentalmente d'idee e di incanto visivo sostenuto da quelle granitiche basi tecniche che gli sono state universalmente riconosciute. Inutile dire che le suggestioni offerte dal coté foto-scenografico (atmosfere e ambientazioni ricreate davvero con poche lire ma di maestoso impatto visivo) con quei giochi esasperatamente cromatici che dialogano felicemente con le architetture rievocative del Verne più futuristico e, contemporaneamente, naïve, mescolando ingenuità a stupore la fanno decisamente da padrona rispetto a qualsiasi ipotesi di costruzione narrativa (lo spunto è ricavato dal racconto Una notte di 21 ore di Renato Prestiniero), anche se il motivo della minaccia sconosciuta (perch)e(...) aliena rincorso da Bava costituirà l'elemento diegetico maggiormente sviluppato dal cinema di ascendenza fantascientifica a venire, soprattutto nelle sue declinazioni post-moderne più riuscite (a cominciare dalla saga di Alien di Scott/Cameron/Fincher/Jeunet). Significativa, in conclusione, l'irrinunciabile e innovativa contaminazione attuata da Bava, sempre in funzione del suo particolare discorso estetico-stilistico, tra generi, l'innesto dunque di elementi di evidente connotazione orrorifica (i morti viventi, i vampiri, cui una pellicola come Space Vampires di Toobe Hooper deve praticamente tutto) su un impianto di matrice dichiaratamente fantascientifica, una personale rivisitazione di 'luoghi' cinematografici, un incontro appassionato e affascinante tra Wells e quegli scrittori russi del macabro fin de siècle che il sanremese tanto adorava.