Fantascienza

TERMINATOR

Titolo OriginaleThe Terminator
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1984
Durata107'

TRAMA

La vita di Sarah è in pericolo: un cyborg killer proveniente dal futuro ha l’incarico di ucciderla prima che possa partorire l’uomo che guiderà la resistenza umana contro le macchine…

RECENSIONI

Tra un futuro di eterna guerriglia e un presente d’ineluttabile violenza (accomunati da una desolazione urbana fatta d’inquietanti bagliori, trash e ombre misteriose) si gioca la partita decisiva per la sopravvivenza dell’ex dominatore incontrastato del pianeta: due guerrieri (il primo umano, il secondo micidiale) si scontrano per decidere la sorte di una Vergine che porta in sé il seme della rigenerazione. Strutturato come un action thriller convenientemente cupo e decadente, TERMINATOR sconvolge con ironia gli equilibri fin troppo manichei edificati dalla mera narrazione: non più ottimi umani vs. macchine pessime, ma una giostra di amore e morte che unisce indelebilmente carne e chip, metalli e sangue (non ancora) vivo in un’epica dal gusto biblico e dai contorni perennemente incerti (la diffidenza di Sarah nei confronti del suo presunto difensore). Un horror postmoderno, in cui la storia d’amore fra il sognante paladino giunto da un mondo sommerso e la cotonata (ape) regina dalle insospettate ruvidezze paramilitari è solo un flebile pretesto per seguire il vero protagonista, l’infernale macchina perfetta indicata dal titolo: Schwarzenegger, adeguato come non mai, incarna (alla lettera) un ibrido mostruoso e irresistibile, creatura dalle mille facce sovrapposte e convergenti, specchio per nulla deformante ed eco impietosa di sopraffazioni universali, culmine e nemesi delle storture umane. TITANIC robot, impegnato in un viaggio determinante per l’evoluzione (o l’involuzione) della Storia universale e destinato a risolversi in un naufragio lento e inarrestabile (una metamorfosi interminabile e venefica che soltanto un intervento omeopatico può soffocare), il cyborg fatto di acqua, metallo e luce è il cuore di un film che, quando abbandona i vaniloqui filosofici e gli amori paradossali, regala schegge di puro cinema (il congelato gioco di sguardi paralleli e gesti fulminei nel locale sovraffollato, l’esplosivo prefinale).