Commedia

TERAPIA D’URTO

TRAMA

Il giovane Adam Sandler, impiegato di una ditta di prodotti per gatti obesi (sic!), non riesce a controllare la rabbia… Uno psichiatra dai metodi poco ortodossi corre in suo aiuto.

RECENSIONI

La commedia americana classica, morta e sepolta da almeno vent'anni, vive di rendita. I grandi sceneggiatori della Hollywood di un tempo, che andrebbero studiati nelle scuole di cinema, sono ignorati dalle nuove leve cresciute a pane e sitcom. Da Peter Segal, già autore di alcuni filmacci tipo "La famiglia del professore matto", c'era ben poco da aspettarsi: se non era riuscito a tenere a freno il comico dalla risata facile, perché avrebbe dovuto controllare il ghignante Nicholson? Scritta nei mesi che seguirono il crollo delle torri gemelle, la commedia, difettosa, prevedibile, a tratti divertente, cerca di tratteggiare il clima di frustrazione e di paranoia di quei giorni. Il quadro che ne esce è allarmante e perfettamente in linea con il modus operandi di casa Bush: l'uomo qualunque Sandler, tiranneggiato dal capoufficio, incapace di esteriorizzare i propri sentimenti, viene attaccato preventivamente affinché la rabbia soffocata non fuoriesca repentinamente con effetti devastanti. Peccato che le asperità potenziali del soggetto siano addolcite da massicce dosi di buoni sentimenti e, specie nel finale, da un patriottismo grondante retorica. Nicholson, perennemente sopra le righe, non meraviglia, mentre stupisce la capacità di Sandler, in un ruolo speculare a quello di "Ubriaco d'amore" di P. T. Anderson, di tenergli testa con una recitazione antitetica, tutta sottotono. I numerosi cammei (Harrelson nei panni del travestito Galaxia, Turturro in quelli del paziente violento) cercano di dare vigore ad una messa in scena compromessa da troppe cadute di tono (e di stile).