TRAMA
Daz è invalido e malato, Shaun si prende cura di lui. Un’estate di molti anni prima ha segnato le loro vite insieme a quella di Katy, l’ex ragazza di Shaun, e ora i fatti tornano alla memoria.
RECENSIONI
Summer by Winter
Conquista Alice nella Città questo calibrato intreccio di tre strati temporali (fanciullezza, adolescenza, età adulta): dinanzi alla morte ci si volta indietro e si rivede un vissuto non idealizzato, fatto anzi di nodi drammatici; il quale passa dalla gioia al dolore come dal riso alla lacrima, resta leggero quanto la giovinezza, ma lancia molti ami profondi e li deposita impliciti nel tessuto. Oggi Daz e Shaun sono due falliti: l’uno si appresta alla scomparsa, l’altro lo assiste come atto di espiazione. E’ così che Summer muove per controsenso dalla stagione autunnale e svela a ritroso il nucleo tragico del passato, l’incidente dei protagonisti, che si apprende per induzione dalle parole altrui (il discorso di Katy) e solo infine diventa quadro visivo; una tattica narrativa non ortodossa, certo, ma pensata a dovere per innescare l’interpretazione affrontando coraggiosamente il vasto arredo simbolico: l’adolescenza sferra colpi non metaforici, ma proprio fisici (l’investimento di Daz come “caduta nella vita”), iscrive sul corpo memorie letterali (la mano maciullata di Shaun è l la sua incapacità di intervenire), prevede già distanze incolmabili (l’allontanamento di Katy). Inflessibile il passato, dunque, ma nella testa di Shaun resta sfumato il confine col presente: affiorano interferenze continue, vera punta di diamante - il bacio tra la giovane Katy e l’adulto Shaun è un puro istante di vero/falso amore - , e per questo rifiuto dello stato attuale dilaga l’amarezza esistenziale nei personaggi, nel film, nello spettatore.
Se non sempre eccelle, se la figura di Daniel a tratti barcolla riproponendo il ragazzo difficile proprio come il padre, se la chiusura perde compattezza e rigore, Glenaan spazza ogni dubbio con una linea visiva che tutto immerge in tenera ironia, vedi il lebowskiano spargimento finale. E ottiene il massimo dalla maschera ferita di un intenso, umanissimo Carlyle.
L’estate è un ricordo dell’inverno.
