TRAMA
Juan è un ragazzo di sedici anni in fuga da una casa in cui regna il dolore. Alla guida della vettura di famiglia si spinge fino alla periferia della città, dove distrugge la macchina contro un palo del telegrafo…_x000D_
RECENSIONI
Procede orizzontale attraverso un soffocante paesino di cemento il secondo lungometraggio del messicano Fernando Eimbcke, in una sorta di ode alla lentezza che rende interminabile la riparazione di una vecchia auto dopo un incidente, forse non del tutto accidentale, provocato dal giovane Juan, figlio maggiore di una famiglia spezzata dalla morte del padre. Un anziano meccanico che si trascina per casa azzardando diagnosi "a distanza", un'inadeguata ragazza madre in un negozio di autoricambi, il suo stralunato fratello fissato con la cultura Kung Fu, sono i bizzarri personaggi che interagiscono con il protagonista in situazioni paradossali e venate talvolta di humor nero (da ricordare la sequenza in cui amici di famiglia manifestano contrite condoglianze a Juan che sta facendo il palo mentre l'amico ruba un pezzo sotto la loro macchina) all'interno di un microcosmo chiuso e desolato nel quale Eimbcke imprigiona gli abitanti attraverso lunghe ineludibili inquadrature frontali di muri, case e cortili che sopprimono qualsiasi profondità di campo e impediscono ogni possibile idea di fuga.
Nessun incontro indimenticabile, nessun colpo di fulmine. Ma i nuovi contatti hanno spezzato la solitudine. Arriva la sera, il registro narrativo da divertente e leggero si fa più convenzionalmente, necessariamente, malinconico. Juan tira fuori il fratellino dalla tenda in cui si era isolato, forse più tardi farà altrettanto con la madre dalla vasca da bagno. La vita ricomincia.