STRINGS (2004)

Anno Produzione2004

TRAMA

La storia di STRINGS  narra del figlio di un re, Hal Tara, che si mette in viaggio per vendicare la morte del padre. Scoprirà, non senza sorpresa, la verità riguardo il suo popolo e – dove meno l’aspettava – l’amore vero.

RECENSIONI

Appesi a un filo

Un fratello buono e l'altro cattivo, due popoli in lotta atavica, l'amore impossibile tra etnie diverse, gli insanabili conflitti familiari. Chissà perché tanti registi, in fuga dalla realtà attraverso le innumerevoli possibilità del cartoon o della computer grafica, scelgono Shakespeare e la tragedia (sempre quest'anno anche il francese "I figli della pioggia"). È infatti il soggetto, e il suo sviluppo in sceneggiatura, l'aspetto meno esaltante del lungometraggio di Anders Ronnow-Klarlund. Basterebbe l'idea portante del film a renderlo interessante. Il mondo descritto dal regista danese è infatti popolato da marionette in legno appese a fili pendenti dal cielo. Non si tratta però solo di uno stratagemma puramente estetico, i personaggi sono infatti coscienti della loro condizione di pupazzi nelle mani di un onnipotente burattinaio e i fili a cui sono attaccati sono presenti a livello visivo ma intervengono anche più volte nel corso della narrazione. È come se i pesci di "Alla ricerca di Nemo" sapessero di essere il risultato di complicati calcoli informatici e con un virus potessero scomparire dallo schermo, o i personaggi di "Galline in fuga" fossero a conoscenza della loro natura di plastilina e bastasse il calore del sole a farli sciogliere. Più ricco di fascino che appassionante, il film esibisce una tecnica prodigiosa ed è una gioia per gli occhi, con continue trovate, alcune molto suggestive (il parto, le morti, i combattimenti). Il risultato è però inevitabilmente pesante, a causa soprattutto dell'ovvietà della storia e della musica tonitruante, ma anche della ricchezza visiva; tutte variabili che rendono il film un'esperienza originale ma faticosa per i sensi dello spettatore, troppo sollecitati e per troppo tempo per non risentirne in qualche modo.

Notevolissimo nella fattura (è un film di marionette scolpite nel legno e inserite in un contesto scenografico da super kolossal – produce anche la Zentropa di Von Trier -), pieno di bellissime idee (la morte dei personaggi segnata dalla rottura delle corde, il parto della marionetta rappresentato come un geniale assemblaggio, la scena finale di respiro quasi epico) STRINGS rimane però operazione arzigogolata: l’intreccio di evidente derivazione scespiriana (soprattutto AMLETO - è una produzione danese del resto -) risulta troppo pesante, i dialoghi, verbosi e letterari (i bambini ne stiano lontani, tanto per capirci), procedono per formule standard, il messaggio pacifista viene quasi urlato. Forse un dato formale e un’ideazione artistica di questo livello avrebbero meritato un’applicazione meno seriosa: la contemplazione delle bellissime (ma pressoché immutabili) figure appaga sì l’occhio ma narcotizza la mente.