Recensione, Sentimentale

STORIA DI NOI DUE

Titolo OriginaleThe Story of Us
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1999
Durata94'

TRAMA

Ben e Katie, insieme da quindici anni e con due figli, sono in rotta: li vediamo, oggi, nei loro silenzi. Un anno prima erano immersi nei litigi, agli inizi della loro relazione erano felici.

RECENSIONI

Rob Reiner ritenta la carta Harry ti Presento Sally nel tira-e-molla sentimentale: fa parte del suo modo di fare cinema riuscire a rappresentare un personaggio che, più sbraita, piange o palesa la propria rabbia, più riesce a strappare un sorriso allo spettatore. Variante sullo stilema: mostrare il dolore del carattere attraverso gli occhi dei comprimari che stemperano nell’imbarazzo (esempio: Bruce Willis che dà di matto al ristorante con la coppia di amici). L’idea motrice del film, alla Due per la Strada di Stanley Donen, è valida: gli innamorati che si confessano in macchina da presa e si chiedono cosa sia andato storto mentre, intorno a loro, il film si costruisce con andirivieni fra passato felice e odierno senza speranze. Reiner è abile, come sempre, nel suggerire le affinità fra i cuori infranti, nel torturare le aspettative dello spettatore cui dona speranza nel lieto fine (salvo annegarla sul più bello), nel mostrare i personaggi divisi fra rabbia e ansia di riconciliazione, anche se prevale uno sguardo maschile (sottilmente: Ben è quello che tenta di ricucire senza successo e Katie la piantagrane; i difetti di Ben sono meno sottolineati). Soprattutto, Reiner sa costruire dei tipi - macchietta, come quelli che riserva per sé e Paul Reiser (gli amici di Ben). Per quanto, però, si tenda a dimenticarlo grazie agli interpreti, alla bravura del regista e a certi ingredienti originali, il film, fin dalle prime battute, è tremendamente ammiccante, per ciò su cui fa leva, per le cose che dice e per come le dice: il suo momento clou, il soliloquio finale di Michelle Pfeiffer, insieme brano di bravura dell’attrice e atto dovuto della “strategia” filmica, ci riporta alla realtà dell’artificio come una doccia fredda. Del resto, alla sceneggiatura, Rob Reiner si riavvale dell’Alan Zweibel del poco riuscito Genitori Cercasi. Eric Clapton, per tutto il film e con variazioni, suona e canta “(I) get lost”.