Commedia, Documentario, Episodi

STIMULANTIA

TRAMA

La Svensk Filmindustri commissiona a otto registi della propria scuderia altrettanti episodi sul tema “Gli stimoli nella vita”…

RECENSIONI

...ottenendo scarso riscontro al botteghino. La qualità generale è in effetti molto bassa, opere narrative che sono sterili divertissement si alternano a film-inchiesta/documentari davvero poco…stimolanti. Fa eccezione l’episodio “La collana” diretto da Gustaf Molander, che si staglia come una perla fra le alghe. Passabili l’home-movie di Bergman e lo scherzoso “I due amanti” di Donner. Flash a Charlot (Lloptakten) di e con Hans Abramson. Il regista, dopo aver dichiarato che lo stimolano solo sesso e stupefacenti, ci “concede” un’inchiesta su Charlot, alla noiosa ricerca del quartiere in cui nacque, interrogando i passanti (5). I due amanti (Han-Hon) di Jörn Donner con Sven Bertil-Taube, Harriett Andersson. Velocizzazioni e didascalie da film muto per la rappresentazione di una coppia in cui cala il desiderio sessuale a forza di rimandarne l’atto. Il simpatico, ironico “stile libero” di Donner rende appetibile un racconto esile (6). La collana (Smycket) di Gustaf Molander con Ingrid Bergman, Gunnar Björnstrand, Gunnel Bröstrom. Tratto da “La parure” di Guy de Maupassant, mette in scena con eleganza e misura ophulsiana un racconto crudele dove la frustrazione di una donna ambiziosa, fatua e invidiosa congela l’esistenza anche di chi ha la sola colpa di amarla. Costa caro un capriccio, la gioia di una serata al di sopra delle proprie possibilità (8). Grand Prix (Konfrontationer) di Lars Görling. Montando riprese di corse a Le Mans, fotostatiche, spot godardiani e incidenti, il regista afferma, banalmente, che per il brivido del rischio non esiste niente come la velocità in auto (). Il volto di Daniel (Daniel) di Ingmar Bergman. Bergman monta tre anni di riprese (dal ’63 al ’65) in 16 mm di suo figlio Daniel, dalla pancia della madre alle braccia della nonna. Magnifica la pittoricità (con gioco di sovrimpressioni) dei quadri che introducono i vari atti. Chiude recitando anche un estratto (che parla di Dio) da una sceneggiatura mai realizzata. Troppo “personale”, autoreferenziale (6). Birgit Nilsson di Arne Arnbom. Arnbom si limita a filmare, con macchina da presa immobile, la cantante lirica scandinava prima alle prove, poi in concerto. Televisivo (4). La volpe e la virtù (Dygdens Belöning) di Tage Danielsson con Sofi Lundblad, Hans Alfredson. “La femme vertueuse” di Honoré ridotto a pruriginosa (lo sguardo dell’avvocato sul decolté) e maschilista barzelletta (l’allegoria del filo che entra dentro l’ago…) in cui la lavandaia s’appella alla violenza carnale per ottenere soldi da un conte (). La negra nell’armadio (Negressen i Skâpet) di Vilgöt Sjoman con Lars Ekborg, Indga Landgré. Se gli italiani sognavano le svedesi, gli svedesi sognavano le africane, simbolo di fantasie erotiche selvagge. La negra in questione è interpretata da tre attrici, per permettere vari cambi di acconciatura. Più una brutta copia di “Strega per amore” che erotico e surreale ().