Drammatico, Recensione

STILL WALKING

Titolo OriginaleAruitemo aruitemo
NazioneGiappone
Anno Produzione2008
Durata114'

TRAMA

Un giorno d’estate, Ryota e sua sorella maggiore tornano, con le rispettive famiglie, a far visita agli anziani genitori, che vedono ormai sempre più raramente. Il motivo della riunione è la commemorazione della morte di Junpei, il figlio maggiore scomparso quindici anni prima in un tragico incidente in mare. Nella vecchia casa nulla appare cambiato, ma il tempo sembra aver segnato impercettibilmente le vite di tutti. Gli antichi contrasti non si sono mai del tutto appianati e i genitori non riescono a nascondere la delusione per le scelte di vita del figlio minore Ryota.

RECENSIONI

C’è, in Still walking, una scrittura in grado di infrangere - sulla linearità della narrazione, sulla civile patina di una riunione familiare- la ferocia del quotidiano: la tempesta è costantemente ammansita dalla calma piatta, le ferite dell’anima lasciate sanguinare in silenzio e, se espresse, riassorbite nell’ipocrisia tenera e spietata del rituale familiare, territorio in cui rancori e rimossi esercitano forme educate di sadismo. La mdp contempla i riverberi in cui si nasconde l’essenza della vita tramite lunghi quadri fissi, pacati sguardi reiterati dalle medesime altezze e angolazioni, in un rassegnato rondò scevro da brio, di placida serenità; Kore-eda guarda a Ozu, Still walking ha magnificamente a che fare con la comprensione: difficile trovare un film, oggi, in grado di restituire con tale, impietosa e quieta esattezza la marea che sale e scende e quelle piccole onde che increspano costantemente la superficie del mare piatto, i moti di efferatezza addomesticati nel pianissimo dell’istituzione famiglia. Kore-eda costruisce la trasparenza, contiguo alla realtà Still walking la illumina. Un’opera di dolorosa, limpida beltà. Un mare, in cui non ci si può che specchiare.