TRAMA
Una parrucchiera, venuta in possesso di un rosario appartenuto ad un prete, manifesta le stigmate di Cristo. Dal Vaticano mandano un prelato ad indagare.
RECENSIONI
La religione dell'orrore
Rupert Wainwright, protestante, autore in precedenza di una mediocre commedia in stile Disney (Ho Trovato un Milione di Dollari), mette al servizio del testo anticlericale (e contestato) di Tom Lazarus e Rick Ramage una tecnica stilizzata che rende la pellicola abbastanza affascinante a livello figurativo, passando da inquietudini “sporche” alla Friedkin a ritmi e figuratività da video musicale, in sinergia con sprazzi lirici inconsueti, una fotografia virtuosistica, un elaborato montaggio, il soundtrack (con Billy Corgan degli Smashing Pumpkins e David Bowie), le scenografie che colpiscono l'occhio, la varietà di location (Roma, Messico, Los Angeles, San Francisco) e la bravura degli interpreti (Gabriel Byrne passa dall'altra parte dopo essere stato il Diavolo in Giorni Contati). Ma l'estro tecnico non è necessariamente talento, tanto più se s'iscrive in un prodotto di genere che tenta di imitare L’Esorcista senza molta originalità, rendendo un cattivo servizio al più ponderato e stimolante apologo teologico di fondo. Lazarus e Ramage, attraverso l’idea di un celato vangelo apocrifo, con coraggio ed insolita enfasi se la prendono con una Chiesa cattolica che si è arrogata il diritto di farsi interprete della parola e delle manifestazioni divine, ponendo un muro di "burocrazia" e potere fra gli uomini e Dio: vogliono pungolarla come i thriller post-Watergate facevano con la politica o i film di fantascienza con il Governo U.S.A. che nascondeva (?) l'esistenza degli UFO. Anche l'ambiguità è forte: chi possiede la protagonista? L'inganno di Satana o l'ira di Dio? Il "nuovo Messia" preferisce l'ateo al pio, cioè l'immediatezza del tipo di Patricia Arquette alla religione dell'orrore, che adora il sangue ed i flagelli, le vergini e gli eunuchi.